Lanciano. 18enne in coma dopo pugno. Interviene la Lega nazionale

"Mentre i carabinieri gli davano la caccia, il 13enne rom che a Lanciano (Ch) con un pugno ha quasi ucciso Giuseppe Pio D'Astolfo, sui social scriveva: "Morte tua vita mia".

Attaccano così un post, di questa sera, su Facebook e un tweet della Lega nazionale, del gruppo "Noi con Salvini".

Il partito riprende lo scambio di messaggi che O. Di R., il minorenne che ha colpito D'Astolfo, 18 anni, ora ricoverato in coma all'ospedale di Pescara, ha avuto con alcuni amici e conoscenti sui social.

Il picchiatore ha scritto: "Se io non tiravo quel pugno loro potevano benissimo ammazzarmi. E quindi sai come si dice... Morte tua vita mia". E qualcuno, nella chat, gli fa notare: "Ma tutto si può risolvere a parole e non ricorrendo alle maniere forti, non sono nessuno ma il karma gira". E ancora, contro di lui... "Sinceramente se muori a noi non ce ne frega un ca…, almeno un assassino in meno", e il minorenne replica: “Ok, allora a sto punto anche a me non importa niente di un italiano in meno. E comunque mi sa che era meglio che ci andavi tu al posto di quel ragazzo". Una conversazione sconcertante, finita su alcune testate giornalistiche e ora rilanciata dal partito di Salvini.

E' passata più di una settimana dall'aggressione e le condizioni sanitarie del ragazzo sono ancora molto gravi e preoccupanti.

A otto giorni dal fattaccio, avvenuto lo scorso 17 ottobre nell’ex stazione Sangritana-Tua di Lanciano, la vicenda continua a presentare aspetti ancora nebulosi. Vero è che il tredicenne, difeso dall’avvocato Vincenzo Menicucci, ha spontaneamente raccontato ai carabinieri la sua versione sul cruento scontro fisico. "Sono stato provocato da lui e dai suoi due amici e minacciato, e temendo di essere colpito ho reagito per primo tirandogli un pugno", si è giustificato il minore ammettendo le colpe. Ma è la sua rappresentazione. Sulla movida del sabato sera macchiata di gratuita violenza, ci sono tanti aspetti da chiarire, a partire dai ruoli svolti anche dagli altri indagati, di cui 3 cugini del tredicenne, che rispondono di concorso per lesioni gravi. Si risponde anche per lesioni meno gravi a danno dell’amico di Giuseppe, il dominicano Anthony G.B., 25 anni, già sentito come persona informata sui fatti unitamente alla fidanzata 16nne D.D.. E secondo il racconto del boxeur sarebbe stata proprio lei ad accendere la miccia dello scontro.

La Procura minorile dell’Aquila, per i tre adolescenti coinvolti, e il pm di Lanciano Serena Rossi, per i due maggiorenni, hanno urgentemente disposto perquisizioni e sequestri di telefonini, pc ed altro utili a ricostruire la rete di contatti avuti dal 17 ottobre in poi, ma anche antecedenti. Si stanno esaminando le memorie dei reperti acquisiti per controllare telefonate, anche con possibili conversazioni in originale, e messaggi, pure vocali, intercorsi che sono necessari per il prosieguo dell’indagine e per confermare la presunta responsabilità degli indiziati. Gli altri due minori sono S. G., pure tredicenne,  e  G.G., di 14, quindi i maggiorenni Pasquale De Rosa, di 18 anni, e Giocondino De Rosa, di 30, entrambi difesi dall’avvocato Massimo Biscardi. 

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