Tonnellate di droga dall'Albania sulle spiagge di Fossacesia: tre nuove condanne

Massiccio arrivo di droga dall’Albania su potenti gommoni approdati sulla spiaggia di Fossacesia (Ch)... Arriva la condanna, con rito abbreviato, per i primi tre imputati.

Quasi due tonnellate di purissima marijuana, valore di 10 milioni di euro, furono scovate dai carabinieri di Giulianova (Te) nell’operazione D-Day dell’8 aprile 2017. Operazione nazionale portata avanti dalla Procura di Genova e che ha avuto spezzoni di competenza abruzzese. Così ieri, dinanzi al gup del tribunale di Lanciano (Ch), Giovanni Nappi, è approdato il prosieguo dell’indagine che il 18 febbraio 2021 ha visto partire altri arresti. In un secondo filone d’indagine sono state cinque le persone imputate di concorso in spaccio di stupefacenti aggravato e l’ingente quantitativo.

Le condanne hanno ora riguardato i pugliesi Luigi De Roma, 50 anni, di Putignano, difeso dall’avvocato Roberto Balacco, che ha avuto, con lo sconto di un terzo, 2 anni e 2 mesi di reclusione e 10 mila euro di multa. Stessa pena per Leonardo Galasso, 42 anni, di Cisternino (Brindisi), difeso da  Bruno Vigilanti. Infine 4 mesi di reclusione per Alessandro Zizzi, 31 anni, sempre di Cisternino, difeso da Danilo Cito Martino, che ha avuto anche 100 euro di multa con il riconoscimento del reato in continuazione, sempre per droga, avendo già avuto 4 anni di reclusione comminato dal tribunale di Brindisi. Le difese erano rappresentate in aula dall’avvocato Paolo Sisti.

I tre imputati erano addetti allo scarico dello stupefacente giunto dall’Albania su un moderno gommone di nove metri munito di potenti motori Mercury da 500 cavalli ognuno. Traversata del mare Adriatico in poco più di due ore. Imputati sono anche Antonio Paolini, 59 anni, di Fossacesia (Ch), autore della collaborazione logistica per nascondere la droga, difeso dall’avvocato Marco Di Domenico, e Mario Barletta, 42 anni, di Francavilla Fontana, rappresentato da Michele Fino. Per loro è già iniziato il processo dinanzi al tribunale collegiale che ha deciso la nomina di un perito per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche con udienza rinviata a febbraio 2025.

Il frentano Paolini risponde di aver accolto 1.676 chilogrammi di marijuana, contenuti in 76 involucri, nel rimessaggio barche Ocean Service di Fossacesia, sotto il ponte del fiume Sangro. Avrebbe poi affittato un capannone in via Colle Castagna dove è stato custodito lo stupefacente. Ha anche, procurato la cella frigorifera per occultarlo; ha reclutato la manodopera per l'operazione e organizzato la trasferta dalla Puglia. Ha impartito pure disposizioni sulle cautele da adottare e procurato furgoni per trasferire il carico e le radio trasmittenti con frequenza impostata per le comunicazioni allo sbarco.

Avrebbe poi procurato i lucchetti per chiudere il capannone, carrello elevatore per scarico della droga, carrello per tirare a secco il gommone e individuato un B&B che gli altri imputati, essendo in trasferta, hanno usato come appoggio. Come base logistica Paolini, stando alle accuse della Procura, fornì la sua abitazione di via Pedemontana. “Cercheremo di chiarire questa incresciosa vicenda, in cui, suo malgrado, si ritrovó coinvolto il mio assistito, ignaro a riguardo”, ribadisce l’avvocato Di Domenico. Il primo arrestato nell’operazione D-Day è stato il brindisino Giovanni Carabotti, 62 anni, residente a Roseto degli Abruzzi, da dove sovrintendeva l’arrivo della droga. Carabotti ha patteggiato, a Lanciano, 3 anni, 10 mesi e 20 giorni di reclusione e 11.700 euro di multa. L’indagine è andata avanti fino all’attuale nuovo filone. 18 giu. 2024

WALTER BERGHELLA

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