Gestiva febbrilmente gli affari 'nazionali' della cosca, tramite telefonini, da dentro il carcere di massima sicurezza di Lanciano (Ch) dove era recluso.
Lo testimoniano le intercettazioni che, assieme certosine indagini, hanno dato vita all'inchiesta "Blu notte" che, all'alba di oggi, ha fatto scattare un'operazione antimafia. Su richiesta del procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, e dei pm, Francesco Ponzetta e Andrea Sodani, il gip Vincenza Bellini ha dato l'ok all'arresto di 65 indagati, di cui 47 in prigione e 16 ai domiciliari. In due sottoposti all’obbligo di dimora.
Il boss della 'ndrangheta in questione, quello che era super attivo dal carcere di località Villa Stanazzo, è Umberto Bellocco, 39 anni, che ha preso il comando della "famiglia" mafiosa di Rosarno. Prima a fare da guida c'era il nonno, che si chiamava sempre Umberto Bellocco, detto "Assi di mazzi" e deceduto lo scorso ottobre; poi le redini sono passate al nipote, soprannominato "Chiacchiera", che con microcellulari comunicava con gli affiliati e con i detenuti della cosca disseminati in altri penitenziari. Un giro ben organizzato.
Complessivamente sono 93 gli inquisiti dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria per reati che vanno dall’associazione di tipo mafioso, al concorso esterno, al porto e detenzione di armi comuni e da guerra, alle estorsioni, all’usura e ai danneggiamenti aggravati dalle finalità mafiose. Ma contestati dalla magistratura anche riciclaggio, autoriciclaggio e associazione finalizzata al traffico di droga.
I carabinieri hanno fotografato e ricostruito le dinamiche interne ai Bellocco che hanno allungato i loro tentacoli su molte regioni, con importanti appendici anche all’estero. Il grosso dell’attività investigativa si è svolto in Calabria dove Bellocco ha dimostrato di avere la completa gestione del clan, divenendo "leader temuto, al cospetto del quale le persone ammesse a confrontarsi con lui hanno sempre esternato atteggiamenti ossequiosi ed accondiscendenti, dimostrando il loro assoggettamento".
"Quello che ci porta queste cose, - evidenzia il boss in una delle chiamate registrate, riferendosi ai telefonini che arrivano in cella - dice pure se gliene mettiamo due piccoli, ci fa entrare anche quelli. Non è che ora sta a guardare i due piccolini...". E ancora: "Li puoi prendere un paio, però con i tasti di gomma fra', perché li usa per messaggi lui, perché i tasti di plastica si rompono subito". Dopo la condanna per associazione mafiosa, divenuta definitiva nel 2014, Bellocco ha continuato a comunicare con l’esterno "mediante - scrive il giudice - una serie di telefoni cellulari e schede telefoniche a lui forniti grazie alla collaborazione di alcuni soggetti sia interni che esterni all’istituto".
"I tasti di plastica si rompono... Pure questo sta partendo. Non va bene. Alcuni tasti non vanno". E ancora: "Non va bene cavolo. E' nuovo". E al cognato suggerisce: "Guarda sito Nokia e vedi 3310 mini telefono. Vedi se ti dice quanti cm (centimetri, ndr) e fa pure le foto vedi". Dal carcere frentano, Bellocco gestiva "da remoto" la cosca, partecipando persino a summit e tavoli mafiosi, a cui erano collegati anche in 17. La Dda ha ricostruito, tra l'altro, anche la filiera dei pregiudicati attivi nel rifornire Bellocco dei microtelefoni, delle simcard e delle ricariche ogniqualvolta servissero. I telefoni non entravano solo a Lanciano ma anche nel carcere di Saluzzo, in provincia di Cuneo, dove era detenuto Francesco Nocera, altro esponente di vertice della cosca Bellocco.
Dall’interno del circuito penitenziario, Bellocco ha stretto pure un’alleanza con il clan Spada di Ostia. Monitorando i movimenti di "Chiacchiera" nel supercarcere di Lanciano, i militari hanno ricostruito come "Umbertino" sia entrato in contatto con Ramy Serour, l’esponente degli Spada che, una volta rimesso in libertà, si è messo a disposizione del boss calabrese. Anche lui, assieme al fratello Sami Serour è stato arrestato perché, dopo aver curato l’acquisto dei cellulari destinati a Bellocco, li ha consegnati a un altro detenuto in semilibertà che li ha introdotti all’interno. Dalla collaborazione, poi, sono nati anche traffici di cocaina, ad esempio.
Uno dei "settori strategici dei Bellocco" era comunque la spartizione dei proventi relativi allo sfruttamento dei boschi, che significano ricchezza, a quanto pare.
Stavano per arrivare a un massacro, contendendosi le risorse boschive, che si dividono da decenni tra clan. "Ti sparo diciannove botte di pistola. Ti ammazzo stamattina...", ha minacciato un mafioso. A risolvere tutto, alla fine, il solito "Chiacchiera", con la solita chiamata da dietro le sbarre. "Ma tu chi cazzo sei? Le cose restano come a vent’anni fa e i cristiani non hanno nulla di cui parlare… ". 13 dic. 2022
SERENA GIANNICO
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