Sotto la forma di "forte raccomandazione alle Asl regionali", dalla Regione Abruzzo ecco una circolare "affinché l'interruzione farmacologica di gravidanza con utilizzo di mefipristone e prostaglandine sia effettuata preferibilmente in ambito ospedaliero e non presso i consultori familiari".
Duplice firma dell'assessore alla Sanità Nicoletta Verì e del direttore generale di settore, Claudio D'Amario. "E' un provvedimento a favore delle donne - spiega Verì - e si è reso necessario alla luce delle modifiche dello scorso agosto alla normativa che regolamenta l'accesso al trattamento farmacologico per l'interruzione di gravidanza". Ma l'iniziativa ha suscitato un vespaio di critiche.
"Penso - dice Verì- che le donne debbano essere assistite in ambienti più consoni. Nelle indicazioni terapeutiche dei prodotti utilizzati, è infatti previsto che le pazienti alle quali viene somministrato il farmaco devono poter disporre nella stessa sede di strutture mediche adeguate, così da poter far fronte ad eventuali effetti collaterali. Condizione - spiega l'assessore - che spesso non si verifica nelle nostre sedi consultoriali, dove non sempre è presente una figura medica e non c'è una perfetta integrazione con le sedi dipartimentali. Di qui la richiesta di somministrare il farmaco preferibilmente in ambito ospedaliero, a tutela della salute delle donne e nel rispettodella legge 194".
Ma la circolare - si contesta - va contro le linee guida emanate in estate dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che annullano l'obbligo di ricovero per tre giorni. E infuriano le polemiche.
"L'assessore Verì pensa di aiutare le donne nel già difficile percorso di scelta dell'interruzione di gravidanza complicando l'accesso al farmaco - tuona la capogruppo M5S in Regione, Sara Marcozzi -. Dalla sua nota - prosegue - emerge la gravità assoluta della situazione in cui versano i consultori sul nostro territorio. Visto che è l'assessore stesso ad ammettere, di fatto, che queste strutture non sono nelle condizioni per poter dare il necessario supporto a livello socio-sanitario alle donne in un momento quantomai delicato della propria vita, dovrebbe avere il buongusto di dimettersi immediatamente. E' inaccettabile che le conseguenze delle disfunzioni del sistema sanitario siano pagate dai cittadini. Ci sono state battaglie decennali - continua - in nome dei diritti e delle libere scelte delle donne, eppure sembra che in Abruzzo si provi a tornare indietro".
"E' inquietante la coincidenza fra la comparsa della volgare campagna anti-aborto nelle vie di Pescara e la decisione della giunta regionale di bloccare, per la prima volta, la somministrazione della pillola Ru-486 nei consultori pubblici: è in atto un attacco ideologico al diritto alla salute ed alla libera scelta, che posiziona l'Abruzzo fra le regioni più estremiste e radicali d'Europa": lo affermano le consigliere comunali di centrosinistra del Comune di Pescara, Marinella Sclocco e Stefania Catalano. "E' inutile ricordare quanto sia doloroso per la donna il ricorso all'aborto - spiegano le due consigliere - e la sua ospedalizzazione, in un tempo in cui viene proprio rilanciato il ruolo della sanità territoriale, è assolutamente fuori dalla storia".
"Dopo l'Umbria e le Marche, quindi, anche l'Abruzzo a guida centrodestra prova a schierarsi contro il nuovo protocollo del ministero della Salute sull'aborto farmacologico che ha autorizzato la somministrazione della pillola Ru486 pure nei consultori": si legge nel documento approvato dalla conferenza delle Democratiche abruzzesi, che aggiungono: "Con la scusa del 'benessere della donna' quello che temiamo è il tentativo di forzare la mano, per motivi ideologici e politici, su questioni di etica pubblica, attraverso forme più o meno evidenti di criminalizzazione (ed evidentemente di 'contenimento sanitario') dell'aborto come atto di libertà sul proprio corpo e sulla propria biografia, in un panorama in cui sembrano riemergere alcune forme di nostalgia per un passato governato da certezze patriarcali e sovraniste".
"Il riordino della rete dei consultori e la garanzia, anche in Abruzzo, della realizzazione delle linee di indirizzo del ministero della Salute con garanzia dell'esigibilità di un diritto per le donne con piena tutela della salute e della riservatezza", chiede invece la Cgil Abruzzo. "Forse – recita una nota - l'assessora ignora l'aggiornamento delle linee di indirizzo del ministero della Salute del 13 agosto 2020 che ha rimosso le limitazioni all'impiego della pillola abortiva. Noi non siamo più disponibili ad aspettare e a rinunciare ad una conquista frutto di anni di battaglie". 11 feb. 2021
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