Sindacati e politica che insorgono, ma Fca tranquillizza. L'Abruzzo in tilt all'annuncio del francese Groupe Psa, in joint venture con il gruppo Fca Italy per la produzione di furgoni nello stabilimento Sevel di Atessa (Ch), di effettuare, a Gliwice, in Polonia, fino al 2021, la produzione di ulteriori 100mila furgoni, di grandi dimensioni. Scelta scaturita dal fatto - viene spiegato - che la fabbrica della Val di Sangro dove si realizzano modelli Peugeot, Boxer, Citroen Jumper e Fiat Ducato, nel corso degli ultimi tre anni ha superato la propria capacità produttiva. "La fabbrica dei record beffata": così Fiom Abruzzo e Molise. Va giù duro anche Uilm; Fim parla sostanzialmente di "notizia ingigantita" e Fca stempera. "Non cambia nulla - fanno sapere da Torino -. Chi pensa che si stia togliendo a Sevel, sta facendo allarmismo ingiustificato. Non c'è alcuna novità. Era già nei programmi".
"I duri anni di sacrifici da parte dei lavoratori - attacca il segretario generale Fiom Abruzzo, Alfredo Fegatelli - vengono ricompensati con un bocconotto e attraverso un cambio di strategia di Psa che, con la scusa della massima capacità produttiva raggiunta dalla Sevel, decide di produrre in Polonia 100 mila furgoni. Sicuramente l'ingresso di Opel in Psa sta modificando le strategie industriali mettendo un forte punto interrogativo sul futuro dello stabilimento Sevel".
"E' ipocrita - aggiunge il sindacalista Fiom - cercare di scaricare le responsabilità sulla mancata flessibilità dello stabilimento di Atessa visto che in questi anni i lavoratori, con grossi sacrifici, hanno dimostrato di poter produrre quantitativamente e qualitativamente circa 300 mila furgoni l'anno. Questo cambio di strategia da parte di Psa apre una forte riflessione sul futuro dello stabilimento della Sevel e dell'intero indotto. E' evidente sempre più la difficoltà di Fca in Italia". Fiom chiede "un confronto sia per l'attuale produzione, sia sul futuro del nuovo furgone come annunciato nel piano industriale Fca" e annuncia che "metterà in atto tutte le azioni possibili a difesa dell'occupazione e delle prospettive dello stabilimento più importante d'Abruzzo".
"Rimango allibita - dichiara Sara Marcozzi, capogruppo M5S in Regione - dalla motivazione data dal gruppo, che parla di "superata capacità produttiva". Eravamo tristemente abituati ad ascoltare il ritornello delle grandi aziende che giustificano le delocalizzazioni con una mancanza di lavoro. Qui ci troviamo esattamente nel caso opposto eppure la musica non cambia. Perché non allargare la produzione in Abruzzo e assumere nuovo personale, soddisfacendo così l’aumento della domanda? Siamo in presenza di un’eccellenza assoluta, riconosciuta in maniera unanime nel settore. Mi aspetto - prosegue - che il governo regionale e il presidente Marsilio prendano una posizione netta e facciano ogni tipo di azione possibile per tutelare il futuro dello stabilimento".
"La fabbrica dei record, la chiamano. In un sistema normale andrebbero premiati i lavoratori e andrebbe baciato il suolo su cui camminano - dichiara Nicola Fratoianni de La Sinistra -. La verità - rintuzza - la conosciamo tutti: non si accontentano mai dei guadagni miliardari e cercano posti in cui guadagnare sempre di più. Invece del solito teatrino a colpi di tweet, dalle parti del governo di Salvini e Di Maio, al di là delle chiacchere dovrebbero arrivare atti forti a difesa dell'occupazione". Psa - ricorda - "fattura 74 miliardi di euro l'anno".
Fca, dal canto proprio, getta acqua sul fuoco e rimanda al documento del 14 febbraio 2019. Nella nota, partita dalla sede di Londra, si annunciava la rinnovata collaborazione tra Fca e Psa, fino al 2023, per la produzione, in Sevel, "di veicoli commerciali leggeri, che prosegue con successo da 40 anni. L’accordo - è scritto - prevede, tra le altre cose, la continuazione della produzione dei modelli Fiat Ducato, Peugeot Boxer e Citroën Jumper nonché l’introduzione di altre versioni per rispondere alle esigenze dei brand Opel e Vauxhall. Al fine di soddisfare la crescita della domanda prevista da Fca e Groupe Psa, i due partner hanno deciso di aumentare la capacità produttiva dello stabilimento di Sevel a partire dal 2019, con un possibile incremento dei turni".
Accordo che stabilisce, inoltre, "l’utilizzo complementare di capacità produttiva di Groupe Psa per assemblare alcune versioni del veicolo commerciale più grande al fine di soddisfare la domanda dei clienti dei brand Peugeot, Citroën, Opel e Vauxhall nel medio termine". Insomma i due colossi industriali, prevedendo una crescita del mercato, avevano già deciso di usare il sito esistente in Polonia, fermo restando i volumi produttivi di Sevel. "In cui - ribadiscono da Fca - sarà presto aumentata la capacità produttiva, anche grazie ai mezzi elettrici".
"Fca e Psa, - tuona Nicola Manzi, Uilm Chieti Pescara - con il rinnovo dell’accordo prolungato al 2023, hanno di fatto creato un concorrente di Sevel. Lo stabilimento della Val di Sangro perde il monopolio in Europa per la produzione di veicoli commerciali leggeri".
Raffaele Apetino, coordinatore nazionale Fim Cisl automotive parla di "notizia fuorviante, che crea confusione tra i lavoratori e lascia spazio a qualcuno che da anni spera che le cose vadano male".
Per la Fim Cisl resta il comunicato ufficiale di "Fca e Psa del 14 febbraio 2019 in cui già si faceva riferimento alla produzione completare di alcuni modelli a medio termine in Polonia, accompagnata da una crescita dei volumi nello stabilimento di Atessa. Tutto ciò in aggiunta a quanto già annunciato dal piano industriale".
Per la Fim Cisl invece "bisogna avviare subito confronto con la direzione aziendale per affrontare il tema della turnistica trovando le giuste soluzioni che facciano coincidere le richieste di nuovi volumi da parte di Fca Psa con le esigenze economiche e lavorative delle maestranze della Sevel che in questi hanno sempre dimostrato senso di responsabilità e attaccamento al lavoro producendo nel 2018 oltre 297.000 furgoni rispetto ai 292.000 del 2017. E' inoltre importante che anche la Regione faccia la sua parte investendo sulle infrastrutture, migliorare sistema dei trasporti per i lavoratori e meno burocrazia. Solo così si contribuisce ad attrarre investimenti, migliorare la vita delle persone e sviluppo del territorio".
"Non ci aspettavamo una notizia del genere - commenta l'assessore regionale alle Attività produttive, Mauro Febbo - ma questo non significa che rimarremo fermi. Ho già avviato contatti con il management di Psa per capire la reale portata della decisione di portare una parte della produzione di furgoni in Polonia. A dire il vero, con la direzione Sevel avevo già previsto un incontro per confrontarmi sulla futura programmazione comunitaria 2021-2027". Precisa Febbo: "Verrebbe delocalizzata in Polonia, a partire dal 2021, quella produzione di furgoni in surplus che lo stabilimento di Sevel non riesce a garantire. Parliamo nello specifico di 100 mila unità, 300 giornaliere, a fronte di 300 mila unità, 1.300 giornaliere, prodotte attualmente nello stabilimento abruzzese. Sembra infatti che la capacità produttiva di Sevel abbia raggiunto il livello massimo, per cui, di fronte ad una domanda più alta, si sarebbe deciso di avvalersi anche dello stabilimento polacco. Ma questo non cambia i termini della questione".
Lo stabilimento Sevel, inaugurato nel 1981 in Val di Sangro, ha una estensione di oltre 1 milione e 200 mila metri quadrati e circa 6.200 dipendenti, mentre altrettanti posti di lavoro sono stati creati con l'indotto. Tutto ciò genera il 22% del Pil dell’intera regione e una fetta consistente dell’export italiano. Attualmente è l’impianto produttivo di veicoli commerciali leggeri più grande e flessibile in Europa, con la capacità di realizzare un’ampia gamma. E' anche uno degli stabilimenti più avanzati al mondo in termini di specializzazione, organizzazione e performance lavorative.
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Foto Andrea Franco Colacioppo