Sevel. 'Occhio a quanto sta accadendo in Polonia. Le istituzioni si muovano'

Sono racchiusi in 700 pagine tutti i timori della Fiom Cgil provinciale di Chieti riguardo al futuro della Sevel di Atessa (Ch), dopo la nascita del gruppo Stellantis. Cresce la preoccupazione per le ricadute produttive e occupazionali.

L’Abruzzo è una delle principali regioni manifatturiere d’Europa – ha esordito oggi, in video conferenza, il segretario provinciale Alfredo Fegatelli -. Il sistema produttivo dell'Abruzzo è settimo in Italia per specializzazione industriale, settimo per incidenza delle esportazioni sul Pil, in particolare sull’ automotive. Ma non è solo automotive; nella provincia di Chieti ci sono importanti aziende legate alla R&D, all’innovazione, all’aerospazio e al settore legato all’estrusione di metalli. La Val di Sangro - aggiunge - è il vero cuore pulsante del territorio". La fusione tra Fca e Psa, che ha dato vita al nuovo colosso mondiale dell'auto Stellantis, potrebbe aprire nuovi scenari. Non certo idilliaci. "Da una prima analisi di alcuni documenti del nuovo gruppo - riprende -, è evidente che siamo in presenza di un’acquisizione, dato che Fca ha più quote. E mentre si stava costruendo il nuovo gruppo, sia Fca che Psa stavano rafforzando la propria presenza in Polonia con forti accordi pluriennali con il governo di quel Paese che garantisce finanziamenti. E questo campanello d’allarme, in un’area industriale che dipende quasi esclusivamente dai colossi dell’automotive, deve far aprire necessariamente una riflessione, anche nella politica e nelle istituzioni del territorio. Bisogna investire su trasporto, banda larga, logistica, rete stradale. Soprattutto in questo periodo dove attraverso il Recovery Plan è possibile prevedere interventi che devono portare ad una transizione così come ci chiede l’Europa".

Le strategie di Stellantis - si fa presente - sono ridurre i costi del personale, agire sui rapporti sindacali, tagliare i servizi, come la pulizia, che già ha portato alla cassa integrazione nelle aziende Iscot e Atlas, impegnate in Sevel. In questo quadro si inserisce pure la partenza in Polonia della produzione dei furgoni Ducato, maxi e mini, sperimentale a fine 2021 poi a regime nel 2022. Sevel rischia di perdere 50 mila pezzi dal 2023. Poi il Ducato che, nonostante il successo planetario di vendite, non ancora vede progetti innovativi, ma solo una serie di restyling. E che dire della mancata sostituzione di coloro che vanno in pensione, 14.5 unità al mese che fanno 174 annui e infine l’arrivo dei più costosi trasfertisti. Ma c'è anche il problema dell'indotto, con tante piccole realtà che ruotano attorno a Sevel e che, se le forniture venissero delocalizzate, perderebbero l'unico cliente che hanno e sarebbe un disastro.

"Si deve necessariamente capire che la nostra Regione deve anche investire in infrastrutture – aggiunge Andrea De Lutiis -. Da troppo tempo grandi aziende chiedono più logistica per rafforzare la loro presenza e notiamo che ci sono ripensamenti. I politici devono riflettere sul futuro. Ora è il momento di sviluppare l’Abruzzo e decidere in che direzione andare per non perdere lavoro". La Fiom ha poi annunciato che saranno avviate assemblee nelle fabbriche e incontri con politici e istituzioni per discutere di questi problemi che all’orizzonte danno serie inquietudini.

Walter Berghella

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