Lanciano. Addio a 'Kamasutra', il negozio dei sogni e degli scherzi di generazioni di adolescenti
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“Che sta succedendo qui?” chiede una signora. “Chiudiamo”, le viene risposto. “Non è possibile, così finisce una storia…”. Proprio così. Finisce una storia a Lanciano (Ch). La storia di Kamasutra, il negozio dei gadget e degli articoli da regalo per ogni occasione.

“Il 7 ottobre scorso è stato l’ultimo giorno. Quella serranda è stata abbassata definitivamente un mese fa”, racconta, ad Abruzzolive.tv, Donato Silverj, 63 anni, originario di Castel Frentano (Ch), ma che vive a Lanciano.

Kamasutra apre nel 1977. "Quattro proprietari prima di me e poi arrivo io: 26 anni fa ho rilevato l’attività".

Solo il nome tradiva, fra l’osé e l’erotico, il manuale delle arti amatorie, ma in realtà era il posto delle meraviglie, soprattutto per i giovanissimi. Era il negozio dove potevi davvero trovare di tutto: cuscini a cuoricino per innamorati, diari, astucci, bandiere, palloncini di ogni forma, magliette del calciatore più “in” del momento, scherzi d’occasione, bizzarri cappelli, addobbi festivi, peluche, pupazzi, salvadanai, portafoto: per ogni evento da celebrare Kamasutra c’era. In un'esplosione di fantasia e di colori. “Dove lo hai preso?”, “Ovvio, a Kamasutra” era il botta e risposta. A Kamasutra, in via De Crecchio, a due passi da corso Trento e Trieste, trovavi il regalo giusto. “Chi veniva in negozio - ci dice Silverj, seduti davanti a un caffè -, usciva con quel che cercava. A partire dalle decine di migliaia di biglietti di auguri venduti... per compleanni, battesimi, matrimoni, ogni ricorrenza era un viavai di gente”. Un punto fisso, un “must” d’occasione, inevitabile. Kamasutra era di tendenza ed è stato il punto di riferimento di intere generazioni.

Come si è arrivati a questa decisione? “Pian piano. Nessun colpo di testa. Sono stati tanti i fattori in gioco. Intanto sono scomparse le ditte artigianali di settore. Non esiste più il mercato dei gadget. Poi, purtroppo, è arrivato il Covid. Strano a dirsi ma è stata una mazzata tremenda”. Ci spieghi meglio: “C’è un prima e dopo Covid. Prima diciamo che il mercato stava resistendo. Ma dopo… invece di riprendersi…”. Invece di riprendersi è arrivata la decisione di chiudere: “Maturata e metabolizzata. Nessuna ripresa sperata. Anzi. E attorno a me accadeva l’incredibile. Hanno chiuso per la mia stessa attività i colleghi di Avezzano, Termoli, Chieti. Posso francamente dire che internet, i cinesi e i centri commerciali sono stati un aggravante per la mia crisi, per un mercato che stava sparendo nella vendita al dettaglio. Quindi è arrivato anche il mio turno”, ci confida con aria distaccata, un sorriso serafico e allo stesso tempo malinconico. Silverj in città è stato il proprietario di un altro negozio che per 15 anni ha fatto parlare: in piazza Plebiscito gestiva “Camomilla”. “Per tre anni ho avuto entrambi, poi solo Kamasutra, un’avventura bellissima”. Da resistere anche alla concorrenza che si era piazzata a 50 metri dal suo locale: “Il Barone di Munchausen ha chiuso 5-6 anni fa, sana concorrenza per carità, è la legge del commercio. Ma è anche la testimonianza che quel mondo stava terminando”.

Kamasutra in città era rivendita cult. Bastava solo nominarla e si apriva il mondo dei regali, semplici e carichi di affetto. Flotte di adolescenti e adulti a comprare il dono più simpatico, il più sfizioso, il più intrigante, personale o burlone. "Avevo clienti fidelizzati di Torricella Peligna, Gessopalena, Atessa, Casoli tanto per citare… tutta gente che desiderava toccare fisicamente il gadget, verificarlo, a dispetto degli acquisti on line dove devi fidarti perché non puoi toccare. Da me dovevi toccare il peluche, sfogliare il diario, sentire il profumo della maglia di Messi o di Maradona! E scovare il biglietto giusto per la festa di turno”, rammenta Silverj.

"Ho conosciuto generazioni di giovanissimi. E fino a poco prima della chiusura venivano anche le nonne, le mamme a scegliere doni e articoli. Magari erano le stesse persone che anni prima erano entrate a comprare un "pensiero" per il fidanzatino. Ne ho visti di cuori infiammarsi…".

Qual è il ricordo più bello? “Il Natale. Senza dubbio. Un periodo unico. Dovevo assumere fino a cinque commesse per smaltire il lavoro. Tantissima gente in fila. E tornavo a casa a mezzanotte per rimettere a posto gli scaffali ed essere pronto per un’altra avventura quotidiana”. Un’avventura che ha scolpito giorni, visi e persone nella mente di Silverj.

Un lavoro apparentemente statico quello di stare in un esercizio commerciale, invece.... “Era stimolante inventarsi anche i gadget. Inventarsi davvero. Per esempio, iniziai comprando un ‘pappagallo’ da una farmacia, quello che gli anziani utilizzano per urinare. Ci misi un adesivo e divenne un cult tra i regali per chi andava in pensione. Giravo anche fra i miei colleghi a Pescara, Termoli per avere stimoli e gadget da ‘studiare’. Tanta creatività, tante soddisfazioni”. "Un lancio forte ai gadget lo ha dato Lupo Alberto! Ha fatto decollare quel mondo di articoli da regalo”. Anni passati, tanti.

Come sono stati gli ultimi giorni di attività? “Vissuti con serenità. Era una decisione maturata nel tempo. Però…”. Però? “Hanno cercato di dissuadermi!”. Chi? “I clienti. Negli ultimi giorni, con gli scaffali vuoti e da dismettere, la gente che è entrata è rimasta sbigottita e mormorava: ‘No, non è possibile. Non ci credo”.

Termina un’epoca di ricordi adolescenziali, di cuori palpitanti e infranti, di bandiere che hanno sventolato per scudetti e Mondiali. Di diari con segreti inconfessabili. Del tintinnio di monete che cadevano segnando i primi risparmi nel salvadanaio. Di foto ricordo che segnano ancora oggi un istante eterno di vita. “E' così che va...”, conclude davanti alla sua serranda chiusa. Addio a milioni di piccoli sogni, anche curiosi e strani, che in quel luogo prendevano forma... 06 nov. 2023

ALESSANDRO DI MATTEO

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