John, Mare, Adam e Amir... i rifugiati d'Africa che lavorano in Sevel. Fca premiata per il progetto d'inclusione
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Stille d'Africa e di solidarietà e speranza. Quattro rifugiati dell'ex area Moi di Torino - ossia John, della Nigeria; Mare, del Burkina Faso; Adam e Amir del Sudan - lavorano, da ottobre dello scorso anno, nello stabilimento Sevel di Atessa (Chieti), di Fca, con contratto di somministrazione annuale.

Per essere inseriti nel mondo produttivo, hanno partecipato a un percorso formativo con altri 11 immigrati (di Ghana, Mali, Togo) nell'ambito del progetto "Moi - Migranti, un'Opportunità d'Inclusione', nato da un accordo tra il Comune di Torino, la Regione Piemonte, la città metropolitana di Torino, la Prefettura, la Diocesi e la Compagnia di San Paolo.

Per il suo impegno Fca ha ottenuto dall'Unhcr (United Nations High Commissioner for Refugees) il prestigioso logo "Welcome. Working for refugee integration" per l'anno 2019. Il progetto è stato realizzato per risolvere il problema di quattro stabili dell'ex-Moi di Torino - il mercato ortofrutticolo all'ingrosso divenuto villaggio per le Olimpiadi invernali "Torino 2006" - occupati fino a luglio dell'anno passato da diverse centinaia di immigrati, in condizioni di degrado e disagio.

I quattro hanno beneficiato di percorsi di accompagnamento individuali, di formazione generale, inclusa la conoscenza della lingua italiana, e di quella tecnica e specialistica, conseguendo il patentino da carrellista. Si è pensato all'autonomia occupazionale e abitativa, con concrete opportunità di inclusione sociale. "Il loro inserimento in fabbrica - dice una nota Fca - è stato un successo sotto il profilo professionale, con il rinnovo contrattuale appena arrivato". Impegnati anche il "team Sevel e la comunità locale" per temi più personali, come la possibilità di supportare in modo continuativo i familiari rimasti nei Paesi d'origine, magari pensando a come ricongiungersi con loro.   10 nov. 2020

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