Ha 79 anni e sta a Montazzoli (Ch). Romano Del Negro, appartiene ad una generazione che ha lavorato sodo, che è abituata alla generosità, perché ha vissuto nell’immediato dopoguerra e sa che si può contribuire nell’aiutare gli altri anche con poco.
Così, quando in televisione ha ascoltato un discorso di Giuseppe Conte, il presidente del Consiglio, che incitava tutti i cittadini italiani, a collaborare e a impegnarsi, ognuno nel proprio modo, per combattere il Coronavirus, si è chiesto: “Cosa posso fare io”?
Una vita passata in sartoria, gli è scorsa davanti agli occhi, da quando era bambino e tornato da scuola iniziava ad imparare il mestiere nella bottega del padre Ercole. Quando nei telegionali nazionali hanno dato la notizia che le mascherine, uno strumento efficace per difendersi dal virus, non si trovavano da nessuna parte, ha detto: “Ecco come posso aiutare. Se le mascherine non ci sono, cercherò di confezionarne quante più possibili”. Le prime sono state destinate a chi deve continuare a lavorare, ricordiamo che Montazzoli ha molti caseifici, e per chi è maggiormente esposto a rischi.
Del Negro ha chiesto al figlio di mostrargli la mascherina che indossava, idonea e ben fatta, giacché lavora nel settore Igiene e profilassi. Ha acquistato stoffe di puro lino e puro cotone e da allora ha iniziato a lavorare ininterrottamente dalle 8 del mattino alle 20 di sera, in quella che era la sua bottega. Perché per chi “ha lavorato per lavorare”, come sostiene lui, la fatica non intimorisce. La produzione? Circa 6 mascherine al giorno, poiché per fungere da mezzi efficaci di protezione, devono essere realizzate bene e con cura. Del Negro, una volta che sono pronte le disinfetta, e consegnandole, raccomanda di lavarle giornalmente.
“Le cose vanno fatte per bene”, gli raccomandava il padre mentre gli insegnava a cucire i vestiti su misura, e ancor prima quando nel dopoguerra, i soldi erano pochi, e in tanti si rivolgevano alla loro bottega per farsi “risvoltare” gli abiti vecchi .
Ercole Del Negro, il papà di Romano, ha insegnato il mestiere a 16 apprendisti, che hanno portato la loro bravura anche all’estero, ad esempio in Brasile e in Argentina. Romano invece ha lavorato sempre a Montazzoli. “Quando sono andato in pensione mi sono detto che non mi volevo mettere in pantofole, né restare in solitudine a casa. Il giorno che ho avuto l’idea di iniziare a confezionare le mascherine, mi sono consultato con la mia famiglia, e loro mi hanno dato il loro appoggio. Ho anche ricevuto – ci racconta – la telefonata di una sarta calabrese, che ha sentito la mia storia, e mi ha chiesto come confeziono le mascherine, perché anche lei vuole fare lo stesso per il suo paese. Il mio sogno? – ci svela concludendo – Essere utile, se ce ne dovesse essere bisogno, nel cucire delle mascherine per chi è in ospedale. Tutto di tasca mia, perché ci metto tempo, stoffa e lavoro. Ma sono felice di farlo”.
Conny Melchiorre
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