Atessa. Fermo Sevel: cassa integrazione in aziende indotto. 'Mancanza componentistica rischia paralizzare fabbriche gruppo'

Lo stabilimento Sevel si blocca per una settimana a causa della mancanza di componenti e molte aziende dell’indotto stanno comunicando, in concomitanza, il fermo delle attività.

"La Val di Sangro e non solo - dice Alfredo Fegatelli, Fiom Cgil Chieti - vedrà una forte richiesta di cassa integrazione. Siamo preoccupati - aggiunge - perché la mancanza di componenti, che sta coinvolgendo tutto il settore dell’automotive, rischia di protrarsi, con la conseguenza di aprire seri problemi per le lavoratrici e i lavoratori a partire dalla parte più debole, i somministrati. Questo episodio dimostra la debolezza del nostro tessuto produttivo legato quasi esclusivamente alle sorti della fabbrica del Ducato". 

Fiom, "a tutela e salvaguardia di tutta l’occupazione, ritiene fondamentale costruire percorsi unitari per fronteggiare questa situazione e aprire una discussione sul futuro".

"Il settore automotive in Italia - aggiungono, in una nota congiunta, Michele De Palma, segretario nazionale Fiom e responsabile automotive e Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive - è alle prese con una falsa partenza e la tensione cresce in assenza di ricerca di soluzioni sia da parte del Governo che dell'associazione delle imprese, che prende parola più che per difendere il tessuto industriale, per coprire chi per pura speculazione chiude interi impianti".

"Oltre al caso degli stabilimenti come Pomigliano che sarebbero dovuti ripartire ma sono rimasti chiusi, - aggiungono - la crisi di approvvigionamento di componenti elettronici ora colpirà altri stabilimenti, a partire dalla Sevel. Ma è evidente che anche gli effetti di questa mancanza di forniture potrà avere ricpercussioni anche su impianti di assemblaggio, come Melfi. A questo - proseguono De Palma e Marinelli - si aggiungono le incertezze sul polo torinese, a partire da Maserati. La crisi di componenti elettronici rischia anche di scatenare un effetto a catena su tutta la componentistica".

Per gli esponenti della Fiom si tratta di "un'emergenza annunciata e l'assenza di politiche industriali scarica sui metalmeccanici gli effetti già negativi pagati per la mancanza di innovazione e investimenti. Una falsa partenza mentre la confusione sulle crisi industriali come Gkn, Gianetti Ruote e Timken non vedono la convocazione dei tavoli e il rischio occupazionale riguarda sia lavoratori a tempo indeterminato che precari come i 700 della Sevel di cui chiediamo la stabilizzazione. Il tavolo con Stellantis deve riaprirsi per programmare il futuro e non procedere stabilimento per stabilimento. E' ora - concludono - di avere un confronto serrato, vero che generi un provvedimento straordinario con risorse aggiuntive e specifiche per innovare e garantire l'occupazione e il salario ed impedire le delocalizzazioni". 27 ago. 2021

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