Finanza sequestra beni per 4 milioni a società petrolifera di Lanciano

Avevano escogitato la maniera per non pagare le tasse. Su indagine della Guardia di Finanza, il gip del tribunale di Lanciano (Ch), Massimo Canosa, ha disposto il sequestro preventivo di beni per 4 milioni di euro nei confronti della società petrolifera "NTC srl", con sede a Lanciano (Ch).

L'accusa è di indebita detrazione di Iva su un imponibile di 18 milioni di euro, negli anni 2019 e 2020. Gli indagati sono i due amministratori della società di vendita e distribuzione carburanti. Nell’ambito dell’attività di verifica da parte del Nucleo di polizia economico- finanziaria sono stati raccolti elementi tali da ipotizzare che la società, che si occupa di commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi e lubrificanti per autotrazione, avesse detratto l’Iva per un ammontare pari al valore oggetto del sequestro e riferibile a fatture per operazioni inesistenti emesse da altri operatori del settore.

A conclusione degli accertamenti, del comando provinciale di Chieti della Finanza, coordinati dal colonnello Michele Iadarola, la Procura di Lanciano ha chiesto e ottenuto il sequestro di beni mobili e immobili, tra cui terreni, autovetture, autocarri, somme di denaro, titoli e rapporti finanziari. Durante le ispezioni le Fiamme Gialle hanno verificato che la società aveva effettuato acquisti di carburante da diverse società fornitrici che commercializzavano i prodotti petroliferi senza pagare l’Iva.

Le stesse sono state individuate come società “cartiere” o “filtro” create ed interposte da organizzazioni criminali dedite alla realizzazione di frodi Iva sui carburanti. Con questo sistema la società frentana riusciva ad acquistare il prodotto ad un prezzo inferiore al valore normale.

Lo stratagemma utilizzato per celare l’operazione illecita era il ricorso alla sovrafatturazione del prezzo, in modo da renderlo apparentemente in linea con quello di mercato, in quanto veniva caricato delle spese di trasporto, mentre invece erano sostenute dall’acquirente al quale venivano restituite al momento della consegna attraverso denaro contante o con il successivo riaddebito effettuato dalla cessionaria alla cedente.

Per tali fatti, a carico degli amministratori dell'impresa, è stato ipotizzato il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, reato per il quale è prevista, ai sensi dell'articolo 2 del Decreto legislativo 74/2000, la reclusione da 4 a 8 anni. In esecuzione del provvedimento giudiziario sono stati sottoposti a sequestro 5 terreni, 6 immobili, 7 automezzi e 11 rapporti finanziari per un valore stimato in oltre 680 mila euro. 01 dic. 2022

WALTER BERGHELLA

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