Omicidio Pescara: Thomas morto per i fendenti ai polmoni. L'erba fumata al mare e il selfie dopo il delitto
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Senza pietà alcuna. Thomas Cristopher Luciani (fotina a colori) meritava una punizione esemplare, per "una questione di rispetto". Bisognava regolare i conti. E lo hanno ucciso nel pomeriggio di domenica scorsa, 23 giugno, nel parco pubblico “Robert Baden Powell”, in via Raffaello Sanzio, a Pescara. Hanno usato un coltello da sub, che i due autori del delitto, entrambi sedicenni e di buona famiglia, si sono scambiati, come se ci fosse un patto, un indissolubile legame: 15 fendenti dati da uno, 10 dell'altro. Il primo ha pugnalato perché doveva riavere dei soldi, il secondo "per amicizia". 

Un assassinio di inaudita violenza e compiuto da chi si sentiva onnipotente, preoccupato di nulla, noncurante delle telecamere di alcune palazzine che si trovano nella zona del parco, e che hanno registrato volti, orari e movimenti del gruppo, dando una cronologia al grave e sconvolgente fatto di sangue.

Le immagini ripercorrono la domenica orribile di un gruppetto di amici e conoscenti, due dei quali ammazzano, con ferocia, Luciani, nell'area verde. Per poi comprare droga da fumare più tardi al mare, come si legge nel decreto di fermo, provvedimento firmato dal procuratore David Mancini e dalla sostituta Angela D'Egidio. E stipulare una sorta di 'patto del silenzio': "Mentre camminavamo'' uno degli indagati ha detto "che questo doveva rimanere tra noi cinque", racconterà agli investigatori uno dei ragazzini presenti ai fatti. Luciani, si spiega nell'atto, è stato ammazzato, con ''circa 25 colpi per mezzo di coltello e attinto in zone vitali del corpo, cagionandone la morte, arrecando sevizie ed operando con crudeltà agendo su di lui mediante calci e sputi mentre era riverso sul terreno esanime''. ''Abbiamo incontrato Christopher - racconta uno degli adolescenti - che doveva dare soldi a... . Siamo andati nei pressi dei silos a parlare, Christopher ha chiesto perché si portava dietro i suoi scagnozzi. Poi ci siamo diretti verso il parchetto e ho notato che… aveva una pistola di piccole dimensioni''.

Nel parco in quel momento erano in tre, i due autori del delitto, più un altro ragazzo, un testimone, anche lui figlio di un ufficiale dei carabinieri, colui che più tardi, sconvolto, dopo aver visto la scena di sangue, tornerà dal padre e gli racconterà l'accaduto e farà scattare, alle 21.03, la macchina dei soccorsi e giudiziaria. Riferisce il teste agli inquirenti... "Io mi sono allontanato e sono andato dagli altri. Non ho reagito in alcun modo. Christopher faceva dei versi quasi morte e loro gli dicevano di stare zitto. Lui era a terra, con una gamba accavallata all'altra, ripiegato per terra, esposto ai colpi sul fianco destro. Ero allibito, non sapevo cosa fare, volevo fermarli ma non sapevo come fare. Mentre lo facevano sembrava che non ci stessero più con la testa. Ce ne siamo andati dall'entrata di destra. Me ne sono andato prima, mentre loro ancora lo stavano accoltellando. Sono uscito dal vicolo e sono andato dagli altri. A questo punto agli altri ho raccontato cosa era accaduto. Poi, dopo cinque minuti, sono usciti'' i due indagati. ''Ora non ricordo precisamente l'ordine cronologico delle frasi ma hanno raccontato delle coltellate date a Christopher. Ricordo che uno si è cambiato, aveva un cambio dietro in uno zaino. Ricordo che aveva una maglietta nera e poi si è messo una canottiera nera dello stesso colore. Siamo andati alla "Croce del Sud" dove ci siamo fatti il bagno. Prima se lo è fatto… e si è portato dietro un calzino lungo di… , insanguinato, con dentro il coltello, che ha lanciato verso gli scogli". L’arma è ancora ricercata dai sommozzatori dei vigili del fuoco.

Nel parco i ragazzi ''hanno acquistato 10 euro di erba che poi hanno fumato in spiaggia…''.

E lì uno degli indagati, quello che ha dato origine al dramma, il "capo" del gruppo, si è scattato un selfie su una sdraio (vedi foto in bianco e nero), poco dopo l'omicidio. Erano le 18.21. Per lui il problema che poco prima lo attanagliava, cioè il debito di Thomas, che gli doveva circa 240 euro più, pare, la restituzione di un altro prestito di 70 euro, era ormai risolto e archiviato. 

E c’è dell’altro, che potrebbe aggiungere al già pesante capo d’imputazione contestato ai due liceali, l’aggravante dell’omicidio premeditato. Dai racconti dei giovani che domenica, alle 16, si erano dati appuntamento, chi giungendo prima, chi dopo, nei pressi della stazione centrale di Pescara con l’intenzione di raggiungere uno stabilimento balneare della riviera, è emerso che tutti sapevano che uno di loro avrebbero dovuto incontrare Thomas per riscuotere un debito che il ragazzo di Rosciano aveva. Se ne era parlato e dai discorsi era venuto fuori che Thomas avrebbe avuto una punizione se non si fosse presentato con il denaro. Molti hanno pensato che sarebbe stato affrontato a muso duro, per impressionarlo, intimorirlo, minacciarlo. 

L’incontro tra Thomas tra uno dei suoi assassini, avviene alle 16.46, orario fissato da una telecamera (vedi foto in bianco e nero). Luciani, che indossava pantaloncini e t-shirt bianchi, è ripreso mentre s’incammina su uno dei vialetti del parco in compagnia di un altro giovane, molto più alto e robusto di lui con una maglietta nera. Vengono poi ripresi seduti su una panchina a parlare. Vengono raggiunti da altri due giovani. I quattro sono poi in un altro frame, l’ultimo che inquadra ancora in vita Thomas, mentre percorrono un sentiero, che li poterà nel punto in cui verrà colpito a morte. Un altro fotogramma riprende uno degli assassini mentre lascia il parco, ma con indumenti diversi. Un cambio di indumenti avvenuto nell’area verde. Un particolare che dmostrerebbe che si sia trattato di un agguato, organizzato, chepotrebbe appesantire la posizione dei due liceali, accusati finora di "omicidio per futuli motivi".

Ieri c'è stata anche l’autopsia, eseguita dal medico legale, Cristian D’Ovidio. Thomas, che aveva il nomignolo di Crox, sarebbe morto per lesioni che hanno interessato entrambi i polmoni, provocando uno shock emorragico irreversibile, che ne ha determinato il decesso in poco tempo. D’Ovidio, che aveva già eseguito la ricognizione cadaverica ha confermato il numero dei fendenti letali, 25. E ieri si è tenuta anche l’udienza di convalida del fermo dei due minorenni davanti al gip del Tribunale dei minori di L’Aquila, Roberto Ferrari. Per entrambi, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, è stato confermato che dovranno restare rinchiusi in separati istituti per i minori, a L’Aquila e a Roma. Secondo i giudici c'è "pericolo di fuga" e potrebbero "inficiare l'andamento delle indagini". 27 giu. 2024

FILIPPO MARFISI

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