"Guardi che quest’autostrada se ne cade a pezzi; col terremoto i ponti sono tutti infragiliti come fuscelli al vento, il cemento è farina, il ferro è ruggine. Lo sa il governo, lo sa il ministro Delrio". Così parlava Carlo Toto il 25 gennaio 2018 in un'intervista rilasciata ad Antonello Caporale, giornalista di "Repubblica".
Ora Franco Massimo Botticchio e Augusto De Sanctis, delle associazioni "Forum H2O" e "Martello del Fucino", hanno deciso di vederci chiaro presentando a 45 enti e a 8 Procure un esposto sulle gallerie dell'autostrada A24/A25, in particolare quella del Gran Sasso, citando un documento inedito in cui la concessionaria Strada dei Parchi ammette che "i rivestimenti di queste gallerie presentano allo stato odierno calcestruzzi deteriorati di modesta qualità superficiale", cui si è aggiunto "il processo di carbonatazione che nel tempo è penetrato nella massa del calcestruzzo fino a decine di centimetri alterando le sue originarie caratteristiche di resistenza ed omogeneità".
Non solo. "In alcuni casi - è ancora scritto - la faccia interna del rivestimento si presenta completamente disgregata e interessata da distacchi di calcestruzzo in calotta e ai piedritti". Ora, secondo il Forum H2O, anche l'acqua è a rischio: la denuncia presentata da De Sanctis e Botticchio, infatti, connette la questione ambientale - in particolare dell'acquifero del Gran Sasso, che alimenta gli acquedotti dell'Aquila e Teramo - con l'adeguamento delle gallerie alla normativa comunitaria che, a seguito del decreto 264/2006, avrebbe dovuto essere realizzato entro il 30 aprile 2019. "L'adeguamento alla 264 riguarda sia le questioni di sicurezza della viabilità che quella dell'ambiente", puntualizza De Sanctis.
L'esposto, che risale al 7 novembre scorso, è relativo proprio all'adeguamento dei tunnel alle norme comunitarie del 2004. Il documento di Strada Parchi, in cui si elencano allarmanti problemi delle gallerie, è stato depositato il 15 ottobre 2018.
E, in esso, si legge ancora che "un ulteriore fattore di degrado è dipeso dall'assenza dell'impermeabilizzazione a tergo del rivestimento in calcestruzzo [...]. E' accaduto quindi che la progressiva diffusione di fessure da ritiro sul rivestimento, che si sono allargate con il tempo, fino a risultare passanti l'intero spessore del rivestimento, come pure l'apertura dei giunti costruttivi, sempre a causa del ritiro, hanno determinato l'incremento nel tempo delle infiltrazioni dell'acqua di falda".
Ad agosto 2019, spiega ancora De Sanctis, "abbiamo fatto accesso agli atti alla Commissione gallerie del Consiglio superiore dei Lavori pubblici in cui sono emersi documenti a nostro avviso assai preoccupanti che rivelano come intanto la galleria "Gran Sasso" non sia stata adeguata entro le scadenze di legge, e una scarsa attività in oltre un decennio, tra cui la mancanza di controlli e ispezioni, da parte degli organi pubblici".
Inoltre la stessa Strada dei Parchi, puntualizza De Sanctis, "aveva evidenziato la questione della vulnerabilità ambientale connessa all'adeguamento alla 264 in un'audizione al Senato nel 2016". Questo il testo della relazione della scoietà autostradale depositata 4 anni fa: "I rivestimenti di entrambi i fornici della galleria Gran Sasso sono fortemente degradati ed i recenti episodi di incendio in galleria ne hanno evidenziato le criticità: ricordiamo che il collasso di un solo tratto di rivestimento comporta l'isolamento reciproco fra le province di Teramo e l'Aquila oltre alla difficoltà di evacuazione del personale del Laboratorio Sotterraneo dell'Infn (centinaia di persone dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare)".
Secondo De Sanctis, però, dai documenti presentati successivamente alla Commissione Gallerie "non si evince questa attenzione al contesto ambientale. Alla fine è arrivato il commissariamento proposto proprio in coincidenza con le scadenza fissata dal Decreto, ma crediamo debba essere fatta chiarezza sul perché siamo arrivati a questo punto".
Strada Parchi, tuttavia, ribatte. "Le gallerie del Gran Sasso - afferma un comunicato della concessionaria - sono state aperte al traffico nel 1983 e nel 1989, sono strutture recenti, rispetto alla media delle autostrade italiane, costruite vent'anni prima. Quindi i problemi che si sono cominciati a manifestare sulla calotta, per via dell'inquinamento e per la pressione dell'acqua, non sono tali da mettere in dubbio la staticità della struttura".
E ancora: "Ricordiamo che negli ultimi dieci anni la struttura ha superato, senza problemi, tre grandi terremoti e una serie infinita di scosse di assestamento. Attualmente, sul piano della circolazione, il traforo del Gran Sasso ha indici di sicurezza tra i più alti rispetto a strutture simili, per via delle misure adottate, che prevedono la corsia per gli interventi d'emergenza, la riduzione della velocità e il distanziamento tra i veicoli. In questo senso la Concessionaria si è avvalsa del contributo degli esperti del Politecnico di Milano per verificare i possibili scenari di rischio".
La nota conclude: "Il Consiglio superiore Lavori Pubblici ha indicato al ministero la necessità di realizzare contestualmente sia i lavori di miglioramento della struttura sia quelli di adeguamento degli impianti. Il tutto in attesa di definire con il commissario di Governo tutti gli interventi che si renderanno necessari per la messa in sicurezza dai rischi di inquinamento dell'acquifero. Appena avremo il via libera procederemo".
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