Pestaggio 23enne a Lanciano: 15enne (lo stesso che mandò in coma D'Astolfo) ammette aggressione

"Ammetto di aver tirato pugni ma sono stato deriso, offeso e provocato per la mia appartenenza all’etnia rom. Mi hanno chiamato più volte zingaro e detto... 'Che vuoi'".

Pur giustificandosi, O.P.D.R., 15 anni, di Lanciano (Ch) conferma la violenta aggressione portata lo scorso 4 marzo ai danni di K.C., 23 anni, di origine albanese ma nato ad Atessa e residente a Lanciano. Con più pugni, fuori da un bar, il minorenne gli ha fracassato la mandibola e fatto saltare i denti del giudizio: prognosi di 46 giorni dall’ospedale di Pescara dove è stato operato, con indebolimento permanente dell’organo della masticazione. E’ stata una terribile scarica di cazzotti che ha pesantemente danneggiato la vittima in una ennesima serata di relax.

Lo stesso minore, del resto, con un altro durissimo pugno, aveva mandato in coma Giuseppe Pio D’Astolfo, 18 anni, pure di Lanciano (Ch), la sera del 17 ottobre 2020 nella movida all’ex stazione Sangritana. Aveva allora 13 anni, dunque non imputabile, ma si fece qualche settimana in un centro sociale. Il ragazzino è stato arrestato dai carabinieri il 22 aprile dopo oltre un mese di indagini. Telecamere e testimonianze lo hanno inchiodato. Per l’episodio denunciati in concorso di reato anche il fratello e un amico, entrambi maggiorenni.

Ieri, assistito dall’avvocato Vincenzo Menicucci, è comparso davanti al gip minorile dell’Aquila, Flavia Martinelli, per l’interrogatorio di garanzia. Attualmente è in un centro di recupero a Montesilvano (Pe). Per l'adolescente è ora partito un percorso di riabilitazione: lo hanno chiesto pure i genitori che sperano in una sua responsabilizzazione, e l’ha accettato di buon grado anche lui. Per questo il difensore non ha chiesto la modifica dell’ordinanza cautelare.

"La prospettiva di recupero non si nega a nessuno – dice l’avvocato Menicucci -. Bisogna lavorarci sopra. Ha solo 15 anni ed è ora che bisogna cominciare, non quando sarà più grande. Anche lui questo l’ha capito. Il percorso, certamente lungo, dovrebbe comprendere anche la messa alla prova, seguire l’attività scolastica e ogni altro evento formativo". L’imputazione prevede anche la violenza privata in quanto dopo l’aggressione vennero contattati sui social i due amici del ferito, incontrati poi in un altro bar e tenuti 20 minuti in macchina. Ad entrambi fu consigliato di tacere e di suggerire al ferito di non sporgere denuncia, altrimenti ne avrebbero pagato le conseguenze e sarebbero... "stati casini per tutti noi".  28 aprile 2022

WALTER BERGHELLA

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