"L'azienda non si chiude, ritiri i licenziamenti! Con lo sciopero di oggi cisiamo fatti misurare, siamo unitissimi, abbiamo tenuto un' assemblea e abbiamo
serrato i ranghi. E' stato deciso lo stato di agitazione permanente e ogni momento sarà utile per manifestare il nostro sdegno e la nostra delusione nei confronti della Ball Beverage Packaging Italia Srl": è quanto affermano, in una nota congiunta, Fiom Cgil e Fim Cisl di Chieti, dopo l'astensione dal lavoro attuata oggi, su tre turni, alla 'Ball' di San Martino sulla Marrucina (Ch). L'azienda, che produce lattine, nei giorni scorsi ha avviato la procedura di mobilità collettiva. "Abbiamo chiesto all'azienda - dicono Dorato Di Camillo, della Fim e Andrea De Lutis, di Fiom - una soluzione che possa prevedere la presenza di questo sito industriale, in questo territorio, e la salvaguardia dei 70 lavoratori e delle loro famiglie". "Inoltre - evidenziano - si è deciso di mantenere un profilo di massima serietà, come quello che ha sempre contraddistinto le lavoratrici e i lavoratori passati in questo stabilimento dal 1981. Tutti continueranno a prestare seriamente la propria opera con il massimo impegno, al contrario di chi arriva nel nostro territorio con seguito armato come in un film, blocca l' ingresso aziendale con un furgone, decreta la morte di 85 posti di lavoro e se ne va tranquillamente via. Non mancheranno comunque, momenti di rivendicazione nei prossimi giorni". Per i sindacati "questa vicenda nei fatti fa sentire i lavoratori della Ball come persone che hanno subito una violenza, perché la violenza non è solo quella fisica. Tanti i lavoratori che hanno dato tutto il possibile, anche attraverso le flessibilità contrattate, in cambio di un reddito, di una sicurezza per le famiglie". Ci sono giovani "traditi - si fa ancora presente - che fino al mese scorso hanno richiesto e ottenuto un mutuo per costruire il proprio futuro, certi di una stabilità economica e che oggi si chiedono come faranno ad onorare gli impegni presi. Gli stessi impegni che dovrebbe garantire un'azienda nei confronti dei propri dipendenti, soprattutto se nei fatti non ha problemi di produttività, qualità e redditività. Le aziende - è la conclusione - anche se non italiane dovrebbero sapere che hanno un minimo di responsabilità sociale".
15 ottobre 2018
Nelle foto lo sciopero di oggi
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