Coronavirus. Sevel. Protesta dei lavoratori: 'Qui non applicata neppure distanza di sicurezza di un metro'

"Sono settimane che dal Governo e dalle Asl viene ripetuto, anche nei vari decreti, che, per prevenire eventuali contagi da Coronavirus, bisogna stare ad almeno un metro di distanza... Ma neppure questo accorgimento è stato ancora preso. In certi reparti sono tutti ammassati...". La protesta corre sui social.

Ed è dei lavoratori della Sevel di Atessa (Ch), colosso metalmeccanico con 6mila dipendenti, che arrivano da tutto l'Abruzzo e anche da fuori regione. In questi giorni, mentre si rincorrono i provvedimenti del Governo, sempre più restrittivi e allarmistici, e nei quali si vietano spostamenti, nello stabilimento del Ducato, il più grande del centro-sud - lamentano numerosi dipendenti, soprattutto su Facebook - "stiamo ancora a discutere che fare e come adeguarsi all'emergenza Covid 19". 

Ieri il primo incontro sulla questione tra direzione aziendale e sindacati. Oggi ne seguirà un altro. Finora sono state solo ipotizzate misure preventive, ma nella sostanza "a parte guanti e mascherine indossati dagli addetti alla mensa, non c'è null'altro". 

"Mancano igienizzanti, guanti e mascherine per tutti - viene ancora sottolineato -. Al momento qui non trovano applicazione le norme emanate da Conte". E non va meglio nei bus dei pendolari, dove è stato messo solo un nastro che divide l'autista dai passeggeri. "E tutti quelli che sono a bordo ammucchiati?"

"Possibile - chiedono alcuni lavoratori - che in tutto questo tempo, non si sia mosso nulla? Eppure molti rifornimenti di materiali arrivano dal Nord, persino da Codogno...". "Se si fermano locali, discoteche, chiese e tutti i posti di aggregazione anche la Sevel dovrebbe fermarsi...", si tuona da più parti.

"E' da gennaio che parliamo di Coronavirus - aggiungono altri - e qui siamo ancora alla teoria e ai ragionamenti. Che succederebbe se un solo lavoratore dovesse risultare positivo? La pandemia...".

La Val di Sangro ogni giorno accoglie circa 30mila lavoratori. C'è chi chiede che, in un momento così delicato, le fabbriche vengano chiuse, anche perché sono diversi gli stabilimenti in cui non sono state adottate iniziative anti virus. 

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