Coronavirus. E alla fine ci pensa la Finanza a spegnere l'azienda Dayco

Alla fine, dopo settimane di proteste, ci pensa la Finanza a "spegnere" la Dayco.

"Venerdì a tarda serata - comunica in una nota Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione comunista - è giunto il provvedimento di chiusura dello stabilimento Dayco di Manoppello (Pe) a seguito dei controlli delle Fiamme gialle, per il mancato rispetto dei decreti del Goveno del 14 marzo, (Protocollo sicurezza), del 22 marzo (Ferma Italia) e del 25 marzo (Revisione codici Ateco) e per aver utilizzato codici impropri per la prosecuzione delle attività".

Rifondazione dal 15 marzo aveva denunciato e segnalato al presidente della Regione, Marco Marsilio, ai prefetti e alle Asl, i problemi di sicurezza e la necessità del fermo delle produzioni Dayco.

Ieri sera è arrivata la chiusura ed ha un po’ il sapore della beffa. La Dayco da oggi avrebbe attivato la cassa integrazione, non solo per le giuste ragioni dei lavoratori ma anche per sopravvenute esigenze di mercato. Cgil, Cisl e Uil, a più riprese, nelle ultime due settimane si erano mobilitate sollecitando controlli e lo stop delle attività di una azienda che ha anche uno stabilimento a Chieti. Dayco, nonostante le restrizioni imposte a livello nazionale, ha proseguito la produzione e i sindacati hanno indetto lo sciopero. "La Dayco produce cinghie di trasmissione per auto, non ventilatori polmonari. Una produzione sicuramente non essenziale -, tuona Acerbo -. Purtroppo la farraginosità delle procedure, l’inadeguatezza delle prefetture, le furbizie dell’azienda nel giocare con i codici Ateco, hanno consentito che si proseguisse la produzione per altri 10 giorni, con i ritmi di sempre".

"Un caso emblematico - viene fatto presente - tenuto conto che sono oltre 1.000 le aziende che in Abruzzo in questi giorni hanno chiesto le deroghe per continuare la produzione, spesso utilizzando codici Ateco marginali rispetto alle proprie attività principali. Un numero davvero esagerato che rischia di compromettere le misure di distanziamento sociale e contenimento della diffusione del virus. Un virus in piena attività che miete vittime quotidianamente, con un numero esagerato di morti fuori dalle statistiche ufficiali, perché soprattutto in Lombardia si muore a casa senza tampone, in alcuni comuni della bergamasca l’Istat ha registrato anche 10 volte i decessi dello stesso periodo dello scorso anno. I prefetti fermino davvero le produzioni non essenziali e si avviino controlli puntuali e stringenti".

Rifondazione chiede a Regione e Governo risorse urgenti per il sostegno al reddito dei lavoratori, delle piccole e piccolissime imprese, visto che i ritardi stanno mettendo in ginocchio artigiani e piccoli imprenditori.

Massimiliano Brutti

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