"Atteggiamento di chiusura e inqualificabile da parte dell'azienda, che vuole continuare sulla strada intrapresa e licenziare i dipendenti il 25 dicembre, a Natale. E' raccapricciante, quanto sta succedendo, perché non si tratta di un'industria in crisi, perché stiamo parlando dello stabilimento più produttivo e con meno assenteismo del gruppo e perché siamo davanti all'ennesima delocalizzazione all'estero". Così il presidente della Regione, Giovanni Lolli, al termine dell'incontro che si è tenuto questa mattina a Roma, al ministero dello Sviluppo economico, per la vertenza riguardante la Ball Beverage Packaging Srl di San Martino sulla Marrucina (Ch). La multinazionale, che produce lattine, l'11 ottobre scorso, ha avviato la procedura di mobilità collettiva. E sono cominciati i guai per 70 dipendenti. Al tavolo, oltre all'azienda, c'erano la Regione Abruzzo, la Regione Veneto e le organizzazioni sindacali, con le segreterie nazionali, e le rappresentanze unitarie, anche del sito di Nogara (Verona). Presenti anche i sindaci i Ripa Teatina, Ignazio Rucci; di Guardiagrele, Simone Dal Pozzo; di Rapino, Rocco Micucci; il vice sindaco di Roccamontepiano, Dario Marinelli, e il sindaco di San Martino sulla Marrucina, Luciano Giammarino. Per i sindacati alla riunione sono intervenuti anche i segretari nazionali Michele Zanocco, per la Fim Cisl, e Mirco Rota per la Fiom Cgil.
Vertice al Mise, dunque, con sit-in dei lavoratori Ball nella capitale, al loro fianco c'erano anche i dipendenti della Pernigotti, colpiti da simile destino. "Quattro le richieste presentate alla Ball - spiega Dorato Di Camillo, della Fim Chieti -. La prima, naturalmente, è che venga ritirata la procedura di mobilità. L'azienda - spiega - ha puntualizzato che ha intenzione di chiudere in Abruzzo, di spostare temporaneamente, per circa 9 mesi, la produzione in Serbia e poi, quando sarà pronta la nuova linea, di ritrasferirla in Italia a Nogara. Noi abbiamo chiesto che si continui a lavorare a San Martino fino a che non sarà adeguata la fabbrica veneta. Inoltre invochiamo l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, che venga attivata la cassa integrazione, per 10 mesi, per cessazione attività, nella continuità produttiva. Infine l'azienda deve assumersi le proprie responsabilità sociali: il nostro interesse volge alla possibilità di reindustrializzazione e di ricollocazione di tutte le maestranze. Ma per questo - fa presente - c'è bisogno di tempo. E’ necessario che la Ball, come successo con Honeywell, ci lasci lo stabile e ci dia così la possibilità di attrarre nuovi investitori".
"Nessuno - commenta Andrea De Lutis, della Fiom Cgil Chieti - nei mesi scorsi avrebbe immaginato questo triste futuro, visto che non sussisteva nessun segnale di crisi. ".
"Una trattativa difficile, con un'azienda che fa... muro, - riprende Lolli -, che pare non voglia sentire ragioni. Addirittura, alla richiesta di cassa integrazione, i suoi vertici hanno risposto che, se vogliono, i lavoratori, dalla nostra regione, si possono spostare in Spagna, Serbia o Svizzera, dove loro operano". Il Mise ha concesso a Ball una settimana di tempo per esaminare quanto scaturito dal confronto, ma pochi minuti dopo il summit, l'azienda, attraverso Assoindustria, ha comunicato "telefonicamente - come informa in una nota la Fim - l'indisponibilità a soluzioni diverse dal licenziamento. Se questo fosse vero, si tratterebbe di un no alla nostre proposte, ma anche al Governo. Chiediamo al ministero - viene aggiunto - di verificare i fatti e di provvedere immediatamente a convocare la multinzionale, esercitando il proprio ruolo politico, anche nei confronti dell'ambasciatore americano in Italia. E' impensabile - è il commento - che questi gruppi possano continuare a distruggere il lavoro nel nostro Paese, continuando a beneficiare degli introiti derivanti dalla vendita dei prodotti. Ball vuole mettere sul lastrico decine di famiglie, in un territorio pesantemente martoriato come quello di Chieti, già colpito di recente dalla chiusura di Honeywell ad Atessa".
15 novembre 2018
Serena Giannico
Nella foto in alto i lavoratori davanti al ministero; in basso i sindaci presenti
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