Atessa. Ex Honeywell, meta' dei dipendenti fuori dalla riconversione. I sindacati: 'La politica non strumentalizzi questa vicenda'
"Si può dire che sia accaduto un mezzo miracolo, viste le condizioni della nostra economia e dell'Italia in genere. Ma la reindustrializzazione della ex Honeywell, che a breve sarà Baomarc, società che fa capo alla multinazionale cinese Baosteel, va seguita. E, comunque, la metà dei lavoratori ex Honeywell resterà fuori, dato che su 320 da ricollocare solo 162 saranno assunti da Baomarc". I sindacati, Fiom, Fim e Uilm, insieme, a Lanciano, fanno il punto della situazione sulla ex Honeywell. Subentra Baomarc sì, ed è uno dei colossi al mondo dell'acciaio, ma non sono solo rose. "Ricordiamo - spiega Nicola Manzi, Uilm Chieti Pescara - che qui si sta consumando il dramma di centinaia di lavoratori e delle loro famiglie, che lottano e resistono da mesi. E una parte di loro resterà fuori dal processo di riconversione dell'attività". Ieri c'è stata un'assemblea nello stabilimento di Atessa ancora vuoto. Il primo passo - è stato detto - sarà la ratifica dell'accordo raggiunto qualche giorno fa al ministero dello Sviluppo economico. Poi, a metà gennaio, vertice in Regione.  Seguiranno i colloqui per scegliere i lavoratori: le selezioni, 10 al giorno, andranno avanti per settimane. Quindi si partirà con la formazione, per cui Baomarc spenderà circa 200 mila euro. A marzo primi contratti, tutti a tempo indeterminato. Nel giro di 15 mesi dovrebbe essere avviata la produzione. "I cui stipendi - puntualizza Davide Labbrozzi, Fiom - saranno, come d'accordo, gli stessi di quelli  elargiti da Honeywell". A seguire, nell'arco di tre anni, ne saranno presi altri 52. 

"Poi - sottolinea Primiano Biscotti, Fim Cisl - c'è il piano di sviluppo che prevede, ad Atessa, la realizzazione di un hub per il taglio termico, la saldatura e lo stampaggio dell'acciaio". Su 10.250 metri quadrati."E - riprende Manzi - con 100 mila tonnellate di acciaio lavorati ogni anno: 60mila per Baosteel Italia, 12 mila per Baomarc stessa e 28 mila per altre fabbriche della Val di Sangro. Tra i clienti Fca e Sevel. Su un particolare i sindacalisti - sono presenti anche le ex Rsu Honeywell Dorato Di Camillo, Fim; Luciano Ianni e Luca Caporale, Fiom - convergono. "La politica, che finora si è servita di questa vicenda solo per fare selfie, resti fuori dalla vertenza. Inammissibile fare campagna elettorale sulle disgrazie altrui. Nessuno, come sta accadendo, si può permettere di strumentalizzare questa vicenda, fatta di una lotta durissima. Le istituzioni, e in particolare la Regione, come ha fatto finora col presidente Giovanni Lolli, ci stiano invece accanto, perché ce n'è bisogno. Loro devono essere i garanti di questa trasformazione". 

Vanno giù duro, su questo punto, soprattutto Manzi e Labbrozzi. Fiom puntualizza che continuerà "ad adoperarsi affinché il valore del lavoro non venga surclassato dal bisogno di affermare politiche individuali e di bottega. Il lavoro è dignità, il lavoro ha una sua dignità. Vogliamo una politica dei fatti e non quella dei proclami. E' bastato uscire dalla sala riunioni del ministero dello Sviluppo economico, dove è stato chiuso l'accordo - ha spiegato - per ritrovarsi una pioggia di dichiarazioni di politicanti che hanno corso per rilasciare il più in fretta possibile le proprie impressioni". "La reindustrializzazione del sito Honeywell - gli fa eco Manzi - sarà resa possibile solo grazie alle lotte del 2017 che hanno fatto registrare una mobilitazione senza precedenti per il territorio". 
14 dicembre 2018

Nella foto i sindacalisti nell'incontro stampa di oggi

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