'Marchionne? Manager geniale ma in Sevel, con lui, condizione operaia peggiorata'
Marchionne è stato il termine più sussurrato in questi giorni all'interno dello stabilimento Sevel di Atessa (Ch). In bene o in male, ma tutti hanno parlato dell'uomo, deceduto stamattina a seguito di malattia, che ha cambiato e salvato Fiat. Che le ha rifatto il lifting, cancellando i debiti, e restituito vigore. Che ha creato Fca (Fiat Chrysler Automobiles), oggi settimo gruppo automobilistico mondiale. “L'ha trasformata in un colosso. E' stato l'artefice della sua resurrezione - concordano gli operai dello stabilimento della Val di Sangro – ed è innegabile, ma l'era dell'ad Sergio Marchionne - precisano in coro - qui ha coinciso con il forte inasprimento delle condizioni di lavoro”. Cristian Papa è titolare di uno dei bar situati all'esterno della fabbrica del Ducato, di cui per 15 anni è stato dipendente. "A lui - dice - bisogna riconoscere grande merito come manager, ma, in nome di una sempre maggiore efficienza, agli operai sono stati ridotti diritti e imposte dure limitazioni". Lorenzo arriva da Pomigliano ed è uno dei circa 400 trasfertisti, provenienti soprattutto dagli stabilimenti Fca Melfi di Potenza e Pomigliano di Napoli, in forze in questo periodo alla Sevel. "Ha fatto il suo dovere - afferma -, quello per cui era stato chiamato: ha osato, ed ha ribaltato il destino di Fiat, trasformandolo a livello globale. Dispiace per ciò che è successo e ci preoccupa il... nuovo. Speriamo che non dimentichi noi italiani". Al cambio turno, migliaia di tute grigie entrano ed escono dagli imponenti cancelli Sevel. "L'epoca Marchionne - aggiungono Gianfranco, Gaetano e Umberto, operai da lungo tempo - ha portato un peggioramento per quanto riguarda le turnazioni, le pause, i ritmi produttivi, gli straordinari e la quattordicesima, che ci è stata tolta. Questa è la verità; pur se dal punto di vista umano siamo rattristati dall'improvviso destino che lo ha travolto". Della stessa opinione anche Antonella, Francesca e Antonietta, metalmeccaniche, che sottolineano "l'inarrestabile crescita aziendale, ma scarsa attenzione verso le maestranze e le loro necessità. E la catena di montaggio divenuta sempre più sacrificata e pesante...". Ci sono anche i sindacalisti Fiom che urlano che "Marchionne ci ha cacciato dalle fabbriche". Mentre Nicola Manzi, membro dell'esecutivo nazionale Uilm e responsabile segreteria Chieti-Pescara-, fa presente che ha "esportato il cuore e il modello Fiat a livello internazionale. I suo genio tutto italiano - sottolinea - ha saputo fare la differenza. Con lui nuovo gruppo, nuova organizzazione, nuova mentalità. E anche Sevel ne ha beneficiato. Ogni giorno - spiega Manzi - quando Sevel accende i macchinari in 20 mila, compreso l'indotto, si mettono al lavoro. C'è pure la Magneti Marelli di Sulmona, ricordiamolo, che per l'80 per cento, produce per Sevel". Con 292.800 veicoli realizzati nel 2017 e il 43,2 per cento di crescita registrato negli ultimi quattro anni, questa è la più grande fabbrica di veicoli commerciali leggeri d’Europa. E dal 1981, anno del suo debutto, del furgone Ducato sono stati venduti oltre 3 milioni di esemplari. "In un settore in espansione - fa presente Manzi - è leader indiscusso. Le varianti di carrozzeria, la forma del vano carico, la versatilità del telaio, le 13 mila versioni differenti che è possibile creare, ne hanno decretato il successo". Ma di Marchionne - aggiunge - "va ricordato anche per aver portato nel suo staff un altro abruzzese, Luigi Galante, ingegnere di Atessa, per tanti anni direttore Sevel e diventato capo manufacturing dei marchi premium dell’area Emea". Di tutt'altra idea il coordinamento nazionale Usb, che, in un documento, tuona: "Il vecchio ad del gruppo ha riportato le lancette indietro di oltre un secolo rispetto alla condizione operaia: carichi di lavoro paragonabili a quelli dei primi anni del 900, stipendi molto più bassi, turnazioni che nulla hanno a che vedere con il rispetto della vita... Il nostro auspicio è che le decisioni del nuovo corso siano all’insegna della discontinuità e che il nuovo management metta al primo posto, tra gli obiettivi da raggiungere nell’immediato, il rispetto del lavoratore e della sua dignità".

"Se dovessimo oggi descrivere l'Abruzzo, - dichiara Luciano D'Alfonso, presidente della Regione - saremmo aiutati dall'immagine e dall'esperienza di Marchionne che si è fatto apprezzare senza dimenticare le sue origini. Nato a Chieti dal padre di Cugnoli, attraverso la voglia di studiare è diventato un riferimento per la produzione e per l'innovazione. Egli reca con sé un patrimonio educativo e di insegnamento per le nuove generazioni: se ce l'ha fatta lui, ce la possono fare anche tanti giovani talentuosi. Per Sevel la Regione si è spesa, proprio come chiesto da Marchionne quando ha visitato lo stabilimento il 9 luglio 2013. Dopo 40 anni di attesa, abbiamo avviato il completamento della Fondovalle Sangro; abbiamo finanziato la copertura della banda larga e ultralarga in tutti i comuni della regione; abbiamo guadagnato la Zona economica speciale (Zes) che arriva fino alla Val di Sangro, che beneficerà anche di un funzionale collegamento con il porto di Ortona". Confindustria di Chieti-Pescara dice che "Marchionne ha scommesso sulla nostra terra, con la Sevel di Val di Sangro: lo stabilimento che negli ultimi anni ha macinato un record, impiegando 6.500 persone dirette, 12.500 con l’indotto, e generando il 22% del Pil dell’intera regione. Era un manager fuoriclasse,  targato Abruzzo, - aggiunge Confindustria - che ha individuato nelle produzioni il cuore della nuova missione imprenditoriale e insieme il senso stesso del radicamento in Italia". 

"E' stato un conoscitore dell'animo umano, ironico e leale. La prima cosa che mi viene in mente è la sua capacità di scrutare e leggere l'animo degli altri che spesso lo ha aiutato a risolvere i problemi entrando in empatia con loro", fa presente il cugino di Marchionne, Paolo Sablone, figlio della sorella del papà, che prosegue: "Era un'intelligenza acuta e perspicace; un uomo capace di cavarsela in ogni situazione. Sempre gioviale, ma riflessivo, orgolioso come tutti noi Marchionne e leale fin da quando giocavamo insieme da bambini e lui frequentava le scuole elementari Nolli in centro storico a Chieti". 
25 luglio 2017

Serena Giannico
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