Lanciano. Fabbrica armi in sua officina: condannato

Definito lupo solitario ed ecoterrorista, ma di certo non è bombarolo terrorista.

Cadono cinque capi d’imputazione su sei davanti al giudice delle udienze preliminari del tribunale di Lanciano, Giovanni Nappi, per la vicenda che il 10 giugno 2021 portò agli arresti domiciliari Daniele Di Totto, 48 anni, detto Daniel, di Lanciano, operaio in ValSangro e incensurato. Nel suo garage di via Sant’Egidio, dalle accuse mosse dalla Procura, aveva un laboratorio per costruire armi artigianali e munizioni di grande capacità offensiva, comprese armi da guerra. Col tornio, il giovane, che è difeso dall’avvocato Luigi Feliziani, aveva costruito un fucile a pompa, lanciafiamme, fucile ad aria compressa, balestra con dardo esplosivo, una bomba con l’ovetto Kinder. Poi sono stati trovati proiettili, munizioni calibro 9 per 21, calibro 12, detonatori, micce, candelotti in plastica ad innesco elettrico, bottiglia molotov, polvere nera e solventi per miscele. E buste esplosive e accendigas smontati per inserirlo nel grilletto per provocare scintille. La sua genialità di artigiano la promuoveva sui social indossando la maschera di Anonymus mentre spiegava a centinaia di follower cultori delle armi, attraverso video tutorial, come si fabbricano armi ed esplosivi e come commercializzarli; quindi si definiva "ecoterrorista e lupo solitario". Ma quelle armi non sono mai uscite da casa sua.

A seguito di rito abbreviato, in camera di consiglio, Di Totto è stato condannato a un anno di reclusione e 10 mila euro di multa per il reato di realizzazione di artifici pirici, in base all’articolo 53 del Tulps da cui non si scappa. Risucchiati in questa fattispecie tutti gli altri reati, derubricati. Il pm Francesco Carusi aveva chiesto 4 anni di reclusione e farà appello, come lo stesso difensore Feliziani.

L’inchiesta fu portata avanti per un anno dalla polizia di Chieti e Lanciano, Polpost e artificieri di Pescara. "Istigava pure alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico", è stato pure contestato, ma nessun collegamento accertato con ambienti terroristici, benchè del caso si occupò anche la polizia di prevenzione antiterrorismo. "Unico aspetto che non mi convince della sentenza – dice l’avvocato Feliziani - è la condanna anche alle spese di procedimento che supera i 20 mila euro, perchè contengono intercettazioni e costi sostenuti per effettuare atti irripetibili, elaborati peritali che si sono rivelati sostanzialmente inutili. Il gup ha preso in esame solo la perizia del mio tecnico Luigi Lavalle. Le indagini non hanno formato una prova. Armi distrutte nella cava a San Valentino. Artifici distrutti e non collaudati, rotte molotov, fucili, fumogeni tagliati con le forbici". 

Inchiesta banalmente nata da una denuncia di una coppia alla quale Di Totto aveva affittato l’appartamento. Gli inquilini avevano scoperto microcamere e credevano di essere spiati. Nelle motivazioni, 37 pagine, il giudice demolisce la perizia dei consulenti della Procura, accluse pure perizia di altra indagine della procura di Chieti, sostenendo che: "Prima di poter essere qualificate armi da sparo clandestina deve poter essere riconoscibile come arma da sparo comune e non come mero oggetto atto ad offendere. Nessuna prova di sparo è stata fatta. Gli oggetti artigianali a maggior ragione avevano necessità di una prova concreta e potenza di sparo offensive, con confronto di dati comparabili di modelli di produzione industriale. Per le armi non valutata l'energia cinetica sviluppata. Il porto ingiustificato di armi neppure contestato. Nei tutorial nessuna chiara istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico". 05 feb. 2023

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