E’ costato 50 mila euro di risarcimento al Comune di Lanciano (Ch) una caduta che una dipendente, ora in pensione, aveva avuto uscendo dall’assessorato alla Politiche sociali, in via dei Frentani, il 21 dicembre 2010.
La donna è ricorsa al giudice del lavoro chiedendo danni per 185 mila euro per danno differenziale, biologico permanente, per inabilità temporanea e per spese mediche sostenute e non anticipate dall'Inail pari a 13.712 euro.
Ora sulla vicenda processuale, in materia di lavoro, è stato trovato un accordo bonario tra le parti, sollecitato dallo stesso giudice dopo perizie sullo stato dei luoghi dove è avvenuto l’infortunio.
Quel giorno la dipendente, che stava strisciando il badge, è caduta rovinosamente sul ballatoio del primo piano procurandosi un trauma cranico chiuso non commotivo, distorsione cervicale, contusione del ginocchio sinistro e frattura gravemente scomposta del collo omero destro. E' dovuta restare ferma per 138 giorni.
Dalle testimonianze accluse al giudice, anche di ex amministratori, pure la circostanza che all’epoca dei fatti l’area di ingresso all’assessorato era priva di strisce adesive antisdrucciolo o di altri accorgimenti per evitare la scivolosità del pavimento. L’ex dipendente è stata patrocinata dall’avvocato Sandro Mammarella che dice: “Al Comune sono state inviate molte lettere e chiesto di intervenire, ma non ha mai fatto nulla. Neppure sul piano assicurativo. La mia assistita ha avuto un lungo periodo di infortunio con gravi conseguenze fisiche e psicologiche”.
Così la dipendente si è rivolta al giudice chiedendo di accertare e dichiarare l’esclusiva responsabilità civile del Comune di Lanciano nella persona del sindaco pro tempore. Il Comune ha deliberato di costituirsi in giudizio per opporsi a tale richiesta risarcitoria non riconoscendo l’entità del danno e dei guai fisici patiti. Ma il giudice ha ammesso le prove e, sentiti i testi, ha disposto una consulenza tecnica d'ufficio per accertare se le caratteristiche del pavimento sul quale si era verificato l’incidente fossero compatibili con la normativa speciale in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e, dopo le operazioni peritali, e due diversi sopralluoghi sul posto, ha invitato le parti a tentare una bonaria definizione della vicenda. Ora le parti hanno ritenuto di definire in via transattiva la lite in corso, pro bono pacis, senza riconoscimento alcuno di diritti né di responsabilità per le contestazioni ad esso addebitate. Quindi la dipendente ha accettato la somma di 50 mila euro omnicomprensiva per chiudere definitivamente la controversia giudiziaria e il Comune lo ha ritenuto congruo e pienamente conforme al pubblico interesse. 17 ott. 2024
WALTER BERGHELLA
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