Ha attraversato la prima e la seconda Repubblica da imprenditore vicino alla politica, con qualche incursione nel calcio. E ha avuto guai con Tangentopoli. Giuseppe Ciarrapico è morto a Roma nella clinica Quisisana. Aveva 85 anni e da tempo era gravemente malato. Fu vicino alla corrente democristiana di Andreotti, ma senza nascondere le affinità col missino Giorgio Almirante, prima di impegnarsi direttamente in Parlamento: dal 2008 al 2013 è stato senatore per il Popolo della Libertà. Era stato un fascista convinto e, poi, sempre uomo di destra.
"Nel mio pantheon politico - disse in una intervista - al primo posto metto certamente Benito Mussolini, un grande statista. Poi metto Berlusconi, Craxi e Andreotti". "Amico fraterno di mio padre Romano Mussolini, uomo sempre vicino alla nostra famiglia", scrive su Twitter Alessandra Mussolini. E' stato proprietario delle terme di Fiuggi, per le quali era stato soprannominato "Il re delle acque minerali", ma il suo impegno imprenditoriale non è stato a senso unico.
Il Ciarra, come lo chiamavano a Roma, oltre ad essere il patron di diverse cliniche, è stato anche editore: la sua azienda di Cassino ha stampato libri e fascicoli a sfondo revisionista sul fascismo e in particolare della Repubblica Sociale Italiana sotto i tipi della Ciarrapico Editore. "E' stato uno dei primi e dei pochi - racconta Gianfranco Fini - che negli anni Settanta e ancor prima ha dato vita ad un'editoria di destra, sempre convinto delle sue idee e senza alcun tentennamento". Ha controllato numerosi quotidiani locali, tra i quali Ciociaria Oggi, Latina Oggi e Nuovo Oggi Molise, che facevano capo a due società editoriali: Nuovo Oggi srl, ed Editoriale Oggi srl. In Abruzzo, dal 2003, ha creato "Nuovo Abruzzo Oggi", che aveva due redazioni a Lanciano (Ch) e a Pescara. Avventura editoriale che è durata pochi anni e che è finita male, come pure quella di "Sicilia Oggi". Nel 2015 la condanna definitiva a tre anni per truffa per avere ottenuto indebitamente dal Dipartimento editoria della Presidenza del Consiglio circa 20 milioni di euro di sovvenzione per le sua catena editoriale.
Nel 1991, qualche mese dopo la morte del presidente giallorosso Dino Viola, Ciarrapico ha rilevato la Roma, per lasciarla due anni dopo al duo Sensi-Mezzaroma. Per sua stessa ammissione poco esperto di calcio, in due brevi stagioni, ha segnato lo spartiacque tra le presidenze degli scudetti di Dino Viola e Franco Sensi, tra delusioni sportive e problemi giudiziari, con la soddisfazione di aver visto il debutto di Francesco Totti.
L'addio ai giallorossi è stato legato anche alle vicende di Mani Pulite: "Tangentopoli fu un grande teatrino, purtroppo con molte vittime - raccontò anni dopo Ciarrapico -. Nel periodo che ho trascorso a San Vittore grazie al dottor Di Pietro, ho visto tutto il gotha della finanza italiana. Chi non c'è stato è perché, evidentemente, contava poco". Indagato per lo scandalo Safim-Italsanità, è stato rinchiuso a Regina Coeli, ma dopo un mese gli sono stati dati i domiciliari. Nel '96 condanna per bancarotta fraudolenta nel processo per il crac del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi; nel 2000 in via definitiva per il finanziamento illecito ai partiti.
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