I Toto per il rilancio di Alitalia? Sì, no, magari nì... Dal 30 per cento al Governo del 'cambianiente'...

Il gruppo industriale Toto arriva a movimentare le complicate e infinite vicende Alitalia. Se da un lato, infatti, filtrano conferme sui contatti con il Governo, anticipati dal quotidiano "la Repubblica", dall'altra il gruppo imprenditoriale abruzzese, in una nota, "smentisce" l'ipotesi che la società Renexia, guidata da Riccardo Toto (uno dei quattro figli del patron  Carlo) stia preparando "una offerta di acquisto per Alitalia da presentare entro martedì". Anche fonti del ministero dello Sviluppo economico avevano in precedenza frenato, negando un incontro fra il vicepremier Luigi Di Maio e Riccardo Toto che si sarebbe svolto mercoledì scorso a Taranto.

Il 30 aprile è la data limite per la presentazione del piano industriale di Alitalia e ancora non c'è alcuna certezza, né sulla reale composizione azionaria dell'azienda, né sugli investimenti. Il gruppo Ferrovie dello Stato è pronto a mettere circa 260-270 milioni di euro per il 30% della nuova Alitalia. Delta Air Lines, dal canto suo, avrebbe messo sul piatto circa 100 milioni di euro per il 15% della compagnia. Il Mef, invece, potrebbe arrivare al 15%, convertendo gli interessi del prestito ponte, di 900 milioni, concesso al vettore in questi due anni di procedura concorsuale, che già superano i 100 milioni di euro. Per il restante 40% quindi in ballo ci sarebbero  due fondi di investimento e... Toto.

Dal Mise puntualizzano: "Alitalia è un'operazione di mercato, se il Gruppo Toto presenterà un'offerta sarà valutata volentieri da Ferrovie dello Stato e dai commissari". A poche ore dalla scadenza della proroga al 30 aprile concessa a Ferrovie dello dello Stato per la sua offerta, si torna a parlare di una nuova compagine azionaria per il salvataggio della compagnia di bandiera. Al momento l'obiettivo primario resterebbe il coinvolgimento di Atlantia - si ragiona in ambienti della maggioranza - anche se nell'esecutivo si starebbe facendo una panoramica per trovare o ritornare su altri partner industriali, come Delta. Il rafforzamento del progetto, con nuovi investitori che confermino il loro interesse entro martedì - secondo alcune indicazioni - potrebbe dunque non essere il punto definitivo di arrivo, ma una condizione che permetterebbe ai commissari straordinari di rinviare la scadenza. Intanto il Decreto crescita ha annullato la scadenza prevista a luglio del prestito ponte di 900 milioni. Un intervento sotto la lente di Bruxelles con la commissaria alla Concorrenza Marghrete Vestager molto cauta sull'argomento.

L'intervento dei Toto, famiglia anche concessionaria delle autostrade A24 e A25, la cosiddetta "Strada dei Parchi", sarebbe alternativo a quello di Atlantia. Su questo l'opposizione parla di "ipotesi sempre più inquietanti e chiede al Governo di riferire in aula". Secondo quanto anticipato da "Repubblica", il gruppo abruzzese potrebbe entrare con una quota tra il 20% ed il 30% ed un impegno di circa 250 milioni costituendo così la tessera mancante per comporre il mosaico. La liquidità arriverebbe grazie alla vendita ad Edf di UsWind, società Usa americana che detiene il parco eolico più grande del mondo. Per il gruppo, sebbene con un cambio di generazione, si tratterebbe di un ritorno sulla scena dopo 10 anni esatti: era il 2009 infatti quando aerei (una trentina) e dipendenti di AirOne di proprietà di Toto confluirono in Alitalia. 

Preoccupazione dai sindacati: "Continua lo stillicidio di notizie su chi farà parte dell'azionariato di Alitalia". Ma, spiega Fit Cisl, "il tema vero è chi gestirà l'azienda e quale piano industriale verrà elaborato". "Non è una bella notizia perché Toto rappresenta il 'vecchio' di Alitalia. Non è una soluzione proponibile", sottolinea Claudio Tarlazzi, il segretario generale della Uiltrasporti, che aggiunge: "Non si può riproporre Toto quando Alitalia si accollò Air One. Fu una fase poco chiara e profittevole solo a Toto. Per Alitalia c'è bisogno di un piano industriale di rilancio, con investimenti veri". Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia: "L'inconcludenza del Governo - dichiara - sta costando altri 900 milioni agli italiani, e mentre il dossier Alitalia fa la navetta tra Di Maio e Conte, è sceso il silenzio sull'ingresso di Fs nel capitale e mancano ancora indicazioni credibili sul partner industriale da affiancare alla maggioranza pubblica nell'azionariato. Se entrasse Atlantia saremmo di fronte a un voltafaccia clamoroso di Di Maio, ora si parla di un ritorno in campo di Toto. Con tutto il rispetto, va in scena un assai poco edificante Toto-Alitalia". Aspre critiche anche da Fratelli d'Italia.

"Sembra una barzelletta: per evitare di far entrare i Benetton in Alitalia, Di Maio aprirebbe le porte ai Toto. Dalla padella alla brace: si passa da una famiglia di monopolisti autostradali a un'altra": così Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione comunista - Sinistra Europea. "Il Governo del cambianiente - sottolinea - aveva strombazzato ai quattro venti l'intenzione di nazionalizzare le autostrade e invece da mesi non fa altro che ridare spazio ai soliti prenditori di Stato. Ricordiamo - dichiara Acerbo - che i Toto sono stati già una volta chiamati da Berlusconi a fare i salvatori di Alitalia con risultati disastrosi. E nella vicenda Air One hanno lasciato a piedi le maestranze. Il gruppo Toto è concessionario dell'autostrada Pescara - Roma che ha superato ogni record di aumenti dei pedaggi da quando privatizzata e parallelamente vanta uno stato di deterioramento estremo dei viadotti per carenza di manutenzione. Dopo i roboanti sopralluoghi del ministro Toninelli, il Governo non si è discostato dalla subalternità dei predecessori rispetto ai noti imprenditori. Invece di far entrare i Toto in Alitalia Di Maio veda di revocare la concessione autostradale", conclude. 

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