Numerosi contagi all'interno di Sevel, ad Atessa (Ch), e una situazione "drammatica a livello regionale per quanto riguarda il Covid-19".
E così l'Usb scrive alla Asl Lanciano Vasto Chieti, alla Prefettura di Cheiti, all'Ispettorato del lavoro e alla Procura di Lanciano, chiedendo "un intervento urgente per la tutela della salute sia dei lavoratori che di tutti i cittadini".
"La nostra regione - fa presente l'Unione sindacale di base - è stata classificata come zona rossa, perché, al di là del livello di crescita dei positivi, con indice RT (cioè di trasmissione dell'infezione) tra i più alti d'Italia, il livello di saturazione delle strutture sanitarie è al limite e questo significa che si è ridotta drasticamente la possibilità di curare sia i malati di coronavirus che di quelli affetti da altre patologie. In una situazione così drammatica - si rileva nel documento - rappresenta un controsenso il fatto che circa 12.000 lavoratori - tra dipendenti diretti di Sevel e di Fca e dell'indotto - siano costretti ad uscire da casa, viaggiare in pullman affollati, stare per otto ore nelle fabbriche".
"Nello stabilimento Sevel ci sono stati, ad oggi, circa 70 contagi, quindi riteniamo - viene detto - che le misure per la prevenzione del contagio (distanza interpersonale, dispositivi di protezione individuale, misure igienico sanitarie) non siano sufficienti. Ma, dato ancora più grave, non bastano le misure per prevenire la diffusione del virus quando si verificano nuovi casi. Perché - si domanda - non viene effettuata una vera mappatura per la messa in quarantena dei lavoratori a contatto stretto con i positivi? Viene effettuata una sanificazione approfondita dei locali?"
"Mantenere in attività le fabbriche - prosegue l'Usb - significa mantenere aperti degli enormi potenziali focolai e si rischia di vanificare tutte le misure di prevenzione attuate sul territorio regionale. Sulla base delle considerazioni effettuate" viene chiesto "disporre che in Sevel siano effettuati urgentemente i test diagnostici periodici, almeno ogni 15 giorni, a tutti i lavoratori. Si tratta di una misura di prevenzione in questo momento indispensabile".
Intanto lo Slai Cobas, in una lettera inviata a Prefettura e Asl, ha sollecitato "la sospensione dell'attività produttiva per rischio epidemiologico".
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