Coronavirus. Abruzzo. 'Emergenza nel comparto pesca: barche ferme e acquacoltura a rischio'

"Da Martinsicuro (Teramo) a San Salvo (Chieti), il coronavirus rischia di affossare il già fragile comparto della pesca e dell’acquacoltura": lo denunciano, in una lettera inviata all'assessore  regionale al ramo, Emanuele Imprudente, i Flag (gruppi di azione locale del settore) "Costa dei Trabocchi", "Costa di Pescara" e "Costa Blu". 

"L’epidemia, - viene evidenziato - di fatto, ha azzerato la domanda di prodotti ittici. Le piccole imbarcazioni, i pescherecci, le vongolare e gli stessi impianti di acquacoltura sono costretti a sospendere l’attività. A determinare la drastica contrazione della domanda concorrono la chiusura di tutti gli esercizi di ristorazione, l’azzeramento dei flussi turistici, il fermo di molti mercati al dettaglio, la limitazione alla possibilità di spostamento individuale. Ormai i consumatori sono orientati esclusivamente all’acquisto di prodotti a lunga scadenza (congelato, surgelato). Questo è quanto si è potuto constatare da una verifica diretta sul territorio. In Abruzzo, come nel resto d’Italia, lo stato di crisi è evidente".

"In particolare - si fa ancora presente - è a rischio la piccola pesca costiera, quella effettuata da imbarcazioni al disotto dei 12 metri che nella nsotra regione rappresenta circa l’80% dell’intera flotta regionale, perché al momento risulta esclusa da specifiche misure di sostegno. La pesca artigianale, infatti, pagherà il conto più alto se non si adottano con urgenza provvedimenti adeguati. Vale la pena sottolineare che in Abruzzo operano circa 300 imbarcazioni di piccola pesca e ognuna di esse rappresenta un nucleo familiare. E' indispensabile, pertanto, prevedere una forma di sussidio, analogo alla cassa integrazione, per l’intero periodo di fermo, in grado di garantire continuità di reddito e mantenimento dell’occupazione".

I Flag "esprimono apprezzamento per il recente provvedimento del Governo" che ha inserito nel decreto "Cura Italia" primi provvedimenti a tutela della pesca industriale. E' importante, adesso, cheessi si concretizzino in misure immediatamente operative".

Anche i mercati ittici all’ingrosso hanno problemi, "in quanto le minori quantità di prodotto messo all’asta comportano una drastica riduzione degli incassi a parità di costi di gestione. Qualora l’attuale condizione dovesse protrarsi a lungo si rischia la chiusura delle strutture e il conseguente licenziamento degli addetti, almeno in quelle che non sono gestite da enti pubblici".

Infine segnalano che gli impianti di acquacoltura, in particolare gli allevamenti in mare di cozze, "dopo aver subìto l’estate scorsa ingenti perdite, fino al 70 per cento, di prodotto a causa di una consistente moria, oggi si trovano senza acquirenti, proprio nel momento in cui esso sarebbe pronto per la vendita. In queste settimane, infatti, i mitili, dopo un anno di accrescimento, raggiungono la taglia commerciale. Il danno è doppio perché da un lato rimane invenduto il prodotto e dall’altro sugli impianti non c’è posto per la nuova generazione (seme), con il rischio di vedere pregiudicata anche la produzione del prossimo anno. Urgono quindi misure idonee di sostegno, considerando che ogni impianto in media ha da 4 a 10 unità lavorative".

Per queste ragioni, i Flag auspicano che la "Regione Abruzzo e il ministero dell’Agricoltura e della Pesca, per quanto di rispettiva competenza, mettano in campo con forza e tempestività i provvedimenti necessari per salvaguardare il comparto".

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