Coronavirus. 41 sindaci scrivono a Conte per chiusura aziende Val di Sangro. Ok anche dei sindacati

Quarantuno sindaci della zona frentana e del Sangro-Aventino (Ch) sollecitano "misure più restrittive", ossia la chiusura, in Val di Sangro, di tutte le attività economiche e industriali che non producono beni di prima necessità.

Lo fanno con una lettera al premier Giuseppe Conte e al presidente della Regione, Marco Marsilio. E l'istanza, proposta dal primo cittadino di Pizzoferrato, Palmerino Fagnilli, viene appoggiata da Fiom, Fim e Usb. 

La missiva giunge al termine di giorni di tensione tra i lavoratori, le forze sindacali e le aziende in merito alle condizioni nelle fabbriche e dei trasporti pubblici legati alla vicenda del Coronavirus. "Le famiglie vivono situazioni paradossali e di grande ansia. Mentre ai bambini viene giustamente imposto di stare a casa, ai genitori viene chiesto di recarsi a lavorare in fabbrica in cui sono grandi assembramenti e il rischio di contagio elevato. Non stiamo forse vanificando gli sforzi di quanti in Abruzzo si adeguano alle disposizioni del Governo nella speranza di concorrere con adeguati comportamenti al contenimento del contagio?", domandano gli amministratori. 

I sindaci, di tutti gli schieramenti politici, chiedono alle autorità "di prendere provvedimenti adeguati seppur forti ed imponenti al fine di tutelare la salute di tutti".

"Gli autobus per il raggiungimento delle sedi di lavoro - fanno presente - non garantiscono in relazione al numero di corsie gli standard di sicurezza, né tantomeno è pensabile ipotizzare di recarsi al lavoro più dipendenti con un'unica auto come sempre avvenuto. Siamo costretti a segnalare la ripresa dell'attività produttiva delle grandi industrie di Val di Sangro e con essa di tutto l'indotto , nonostante le perplessità espresse dai sindacati e nonostante la richiesta di maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro, tanto da indurre a proclamare scioperi al fine di poter garantire a tutti il rispetto delle disposizioni restati a casa". 

"In un'area di pco meno di un chilometro, ossia in Sevel  - spiegano - si riversano circa 6mila lavoratori quotidianamente provenienti da varie zone d'Abruzzo ma anche dal Molise e da altre regioni. Stiamo autenticamente garantendo la salute e il bene comune? Gli interessi economici, seppur importanti, debbono essere posposti alla tutela della vita".

"La richiesta dei sindaci - evidenzia Alfredo Fegatelli, Fiom Chieti - giunge a difesa delle proprie comunità che iniziano a vedere i primi segnali di questo maledetto virus. Riteniamo importante questa presa di posizione e comunque ricordiamo che se esistono i presupposti, gli stessi, coinvolgendo la Regione, possono percorrere la strada della quarantena nei propri Comuni al fine di contribuire a limitare i movimenti e di conseguenza la diffusione del Covid 19". 

E l'Usb ribadisce che "i lavoratori non sono carne da macello". "Il movimento e la contemporanea presenza di migliaia di lavoratori nelle zone industriali potrebbe innescare focolai di contagio diffusi simultaneamente su tutto il territorio. Evenienza da scongiurare con qualsiasi mezzo", sottolinea la Fim Cisl Abruzzo e Molise. 

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