Atessa. Honda Italia, produzione in crescita. 'Ora l'azienda investa e riporti qui la componentistica'
“La casa madre giapponese rispetti gli impegni presi in sede ministeriale con il piano New Honda, siglato con i sindacati il 20 dicembre 2012: lo stabilimento Honda di Atessa è pronto al grande rilancio”. Nicola Manzi, segretario generale Uilm Chieti-Pescara si rivolge al management del colosso mondiale delle due ruote affinché, dopo la firma di un accordo, sei anni fa, costato lacrime e sangue al territorio e una difficile e impegnativa risalita verso la ripresa dello stabilimento, Honda faccia la sua parte. "Vanno fatti investimenti sul territorio per rifornimenti della sub fornitura a km 0 – incalza il segretario Uilm –, noi siamo pronti. Il pareggio di bilancio è dietro l’angolo e oggi, rispetto agli anni della crisi, la situazione si è ribaltata. Honda sta uscendo, non senza fatica e sacrifici, dalle sacche del 2012, quando si registrava una perdita di fatturato di 35 milioni di euro". La produzione è passata dai 50mila motocicli di 5 anni fa ai 103.500 motocicli prodotti dal 1° aprile 2017 al 31 marzo 2018. "Ma come stabilimento - viene aggiunto - abbiamo pagato un prezzo altissimo in termini occupazionali e di indotto, che è stato letteralmente smantellato con la conseguenza di doversi rifornire da Vietnam e Thailandia con tutti i rischi che ne conseguono”.
Il riferimento è a una fermata improvvisa della produzione, nei giorni scorsi, dovuta ad una causa di forza maggiore: il blocco di una nave cargo al largo del Golfo del Pireo, in Grecia, per il forte maltempo. 

"Una situazione – attacca Manzi – che si è riversata pesantemente sui lavoratori Honda, con il fermo di tre turni di lavoro e la necessità di recuperarli con un Par collettivo, sulla produzione che viaggia ormai sui 500 veicoli al giorno e sulla consegna delle moto che subirà dei ritardi. La Uilm Chieti-Pescara stigmatizza con forza quanto accaduto. Purtroppo questo non è nemmeno l’unico episodio del genere. Già nel 2014 l’avaria di una nave container nel Golfo di Suez aveva comportato diversi giorni di attesa dei materiali, il fermo delle linee e il ricorso a due giorni di cassa integrazione. Una situazione drammatica vissuta in un momento delicatissimo dell’azienda, alle prese con un faticoso pareggio di bilancio così come previsto dall’accordo siglato al Mise".

"Noi gli impegni li abbiamo rispettati – prosegue il segretario Uilm Chieti-Pescara-. Lavoratori, Governo,  sindacati e territorio hanno lavorato alla realizzazione del Piano New Honda. Riteniamo quindi che non abbia più senso continuare a rifornirsi di pezzi provenienti dai paesi dell’Est asiatico. Questo sia per i costi di trasporto, sia per il rischio di ritardi nella fornitura. Siamo in grado di poter essere competitivi sulla componentistica, ma ciò non può avvenire se il nostro indotto resta fermo ad un misero 30%. Una società leader del mercato europeo può permettersi il rischio di non avere sottomano la fornitura necessaria e di doversi fermare in balia delle onde, dei ritardi e delle avarie dei trasporti?"

"I numeri di oggi parlano chiaro – conclude Manzi – : i 100mila pezzi prodotti alla Honda di Atessa devono indurre ad investire maggiormente e con più convinzione nello stabilimento italiano. E soprattutto bisogna tornare a rifornirsi sul posto, qui in Abruzzo, magari nella stessa Val di Sangro, una condizione che permette di valorizzare i punti di forza che hanno sempre caratterizzato lo stabilimento Honda sul mercato europeo: qualità del made in Italy e tempestività nella produzione e consegna al cliente. Non si può adottare la politica del just in time se non si è assolutamente certi dei tempi necessari alla fornitura dei materiali. Lo spreco di risorse, tempo, energia e costi si verifica soprattutto nella mancata ottimizzazione della logistica".
25 ottobre 2018

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