L'Italia ha presentato appello all' "International Centre for Settlement of Investment Disputes" (Icsid - Centro internazionale per il regolamento delle controversie ) contro il verdetto che l'ha vista soccombere nell'arbitrato internazionale per la piattaforma petrolifera "Ombrina Mare", che avrebbe dovuto sorgere in Abruzzo, al largo della Costa dei Trabocchi, di fronte alle spiagge di San Vito (Ch).
L'Italia, nello scorso mese di agosto, era infatti stata condannata a pagare, alla Rockhopper Exploration, 190 milioni di euro più interessi del 4%, capitalizzi annualmente dal 29 gennaio 2016, per aver negato l'autorizzazione a trivellare una delle zone più belle dell'Adriatico.
"La decisione dell'arbitrato internazionale di multare l'Italia dopo cinque anni di iter legale, - spiega la ricercatrice Maria Rita D'Orsogna, docente universitaria negli Usa e attivista ambientale - è stata unanime da parte dei tre arbitri, alcuni dei quali legati alla grande industria, inclusa quella petrolifera. L'annullamento è possibile solo in casi molto limitati, per cui non è chiaro al momento quale sia il motivo ufficiale a cui l'Italia si è appigliata. Sappiamo solo che è stato invocato l'articolo 52 della convenzione Icsid che recita che l'annullamento è possibile in questi casi: 1) Il Tribunale non e' stato costituito correttamente; 2) Il Tribunale ha manifestamente superato i suoi poteri; 3) Corruzione da parte di un membro del tribunale; 4) Grave deviazione da una fondamentale regola di procedura; 5) Mancata indicazione dei motivi su cui il giudizio si è basato. Non sappiamo - riprende la ricercatrice - quali dei motivi di cui sopra l'Italia abbia addotto. Sappiamo solo che è la Rockhopper Exploration a comunicare tutto questo ai suoi investitori e che la stessa Rockhopper stima che ci vorranno dai 18 ai 24 mesi per risolvere la questione".
"Ancora una volta - viene sottolineato - gli strascichi legali di Ombrina dunque vengono condotti senza trasparenza e senza che la nostra comunità possa presentare le sue istanze. Spero che l'Italia sappia farsi valere: come ripetuto ad infintum, la prima bocciatura di Ombrina fu già nel 2010, e tutto l'iter del mostro desolforante non si è mai risolto con una concessione finale a favore della Rockhopper Corporation. Semplicemente la Rockhopper ha scelto di fare un investimento sbagliato, senza aspettarsi che l'Abruzzo tutto gli si rivoltasse contro ed ora cerca di racimolare soldi come può".
"Staremo a vigilare; ma noi cittadini d'Abruzzo - conclude - abbiamo già vinto la nostra battaglia per un mare pulito e sano. I frutti si vedono oggi, senza desolforatori ma invece con turismo; il proliferare di piccole e grandi attività ricettive; la ciclopedonale Via verde che ospiterà la prima cronometro del Giro d'Italia nel 2023. Tutto questo non ha prezzo".
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