Sì alla caccia ai cervi in Abruzzo, il Tar boccia il ricorso degli ambientalisti

Sì alla caccia ai cervi, via libera alla loro uccisione. A stabilirlo sono i giudici del Tribunale amministrativo regionale (Tar) dell'Aquila che hanno respinto il ricorso con cui, le associazioni ambientaliste, hanno chiesto la sospensione della delibera della Giunta regionale numero 509/2024 che prevede dal 14 ottobre prossimo e fino al 15 marzo 2025 l'abbattimento di 469 cervi, compresi i cuccioli, in alcune zone dell'Aquilano. Ai giudici amministrativi, che non hanno concesso neppure la sospensiva, si erano rivolti Lav, Lndc Animal Protection e Wwf Italia.

Secondo i giudici bisogna dare "preminenza alla sicurezza stradale che include anche la tutela dell’incolumità fisica degli uomini", non essendo specie a rischio e rientrando tra quelle cacciabili, come spiega la legge 157/92. La delibera regionale - viene inoltre sottolineato - "è stata adottata in attuazione della pianificazione contenuta nel Piano faunistico venatorio, sottoposta favorevolmente alle procedure di Valutazione ambientale strategica e a Valutazione incidenza ambientale".

Il Tar sottolinea che, non essendo stato monitorato l'intero territorio regionale, "il numero di capi indicato rappresenta certamente una sottostima del numero reale di cervidi presenti". Nonostante questa sottostima, i dati di densità risultano comunque superiori "al valore soglia indicato dall'Ispra (2 capi/Km²), e il tasso di prelievo applicato, pari al 10% del totale degli individui, è conforme agli indicatori".

I giudici rimarcano pure che "il calendario venatorio stabilito prevede l'abbattimento degli esemplari di classe 0 e delle femmine solo a partire da gennaio, quando i giovani saranno abbastanza indipendenti dalle madri".

"La prima sezione del Tar Abruzzo ha legittimato il lavoro svolto dalla Regione, che ha tenuto conto del parere Ispra: il prelievo in forma selettiva del cervo è stato riconosciuto e l’opposizione presentata dalle associazioni animaliste non è stata accolta", dice una nota della Regione.

"L’ordinanza del Tar riporta la corretta gestione avviata dall’assessorato all’Agricoltura e alla caccia, confermando la necessità di contenere il numero dei cervi e tutelare il lavoro degli agricoltori - aggerma il presidente della Regione, Marco Marsilio -. La Regione riconosce l’importanza della tutela delle specie protette ma ribadisce la necessità di un giusto equilibrio sul territorio".

Le associazioni, visto il verdetto e forti di 134mila firme raccolte con una petizione, ipotizzano il ricorso al Consiglio di Stato. 

"Certo, - spiegano in un documento - la Regione può ancora tornare sui suoi passi, ma finora questa volontà non è emersa.
Resta il rammarico di non aver potuto impedire la mattanza dei cervi che avverrà solo perché l’amministrazione regionale, utilizzando il pretesto dei danni all’agricoltura e degli incidenti stradali imputati ai cervi, argomenti che le associazioni hanno smontato – dati alla mano - nel corso delle audizioni in 3° Commissione Consiliare, ha deciso di effettuare un piano venatorio, di caccia di selezione e non un piano di contenimento di animali che causano danni, come riportano chiaramente i documenti, anche se spesso la discussione si è spostata su questo terreno. Si dimostra così il primario interesse della Regione: soddisfare le richieste dei cacciatori che vogliono svolgere quella che la Legge nazionale considera un’attività ludico-sportiva e che comporterà un vero e proprio massacro dei cervi in Abruzzo".

“Ora - concludono  - stiamo valutando se ricorrere al Consiglio di Stato, non possiamo tollerare che gli animali possano essere consegnati al piombo dei cacciatori". 09 ott. 2024

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