Abruzzo. Piano regionale opere strategiche. 'Strade nei parchi e impianti sciistici a quote ridicole. Nostalgia degli anni Sessanta?'

"Infrastrutture "strategiche"? E' un tuffo all'indietro, negli anni Sessanta, a base di cemento". Lapidari gli ambientalisti, che così bollano il Piano delle opere ritenute decisive per l'Abruzzo e appena reso pubblico dalla Regione. 

 In campo le associazioni "Salviamo l'orso" con Stefano Orlandini; la "Stazione ornitologica abruzzese" con Massimo Pellegrini; il Forum Acqua con Augusto De Sanctis; la "Lipu" con Stefano Allavena e "Altura" di Fabio Borlenghi. 

"Capiamo - affermano in una nota - qualche intento nostalgico rispetto ai bei tempi che furono, ma questo è un provvedimento che ti fa andare indietro di alcuni decenni, senza cogliere le sfide del presente e con varie violazioni del diritto comunitario sulle procedure ambientali. E' la delibera 337/2020 sulle infrastrutture strategiche approvata dalla Giunta Marsilio". 

"Innanzitutto - viene sottolineato - la foga cementiera del Governo regionale porta a commettere un clamoroso errore procedurale: dimentica l'esistenza del Piano regionale dei Trasporti (Prit), approvato dal Consiglio nel 2016 e che, seppur criticabile, fu assoggettato a Valutazione ambientale strategica e a Valutazione di incidenza ambientale come impongono le direttive comunitarie. Esso in sostanza si prodiga alla ricerca dei fondi del rilancio che l'Europa vorrebbe indirizzare per la riconversione verde dell'economia non rispettando le principali norme comunitarie sulla valutazione ambientale di piani e programmi".

"Nel lungo elenco di strade, autostrade e tangenziali, da 6 miliardi di euro, compaiono infrastrutture che non sono neanche ricomprese nel Piano regionale dei Trasporti che, appunto, già individua le priorità per la regione. Si va dal faraonico collegamento "Prati di Tivo-autostrada" da 20 milioni di euro in pieno Parco nazionale del Gran Sasso alla variante di Silvi fino ad arrivare al collegamento Lanciano - Val di Sangro da quasi 100 milioni. Pertanto la Giunta, non solo non fa accenno a questo Piano esistente, vigente e approvato dopo un lunghissimo iter, ma lo modifica con quella che è una variante di fatto. La Commissione europea sarà sicuramente così contenta delle modalità di selezione delle opere che le saranno proposte che magari...aprirà una procedura d'infrazione!". Questo a livello procedurale.

"Sui  contenuti aggiungiamo che il Piano è un lungo elenco onirico di opere che mette accanto il rinnovo del "prioritario" impianto scioviario di Pizzoferrato, chiuso da una vita in quanto assolutamente improduttivo visto il dimensionamento e la quota, da meno di 1 milione di euro al raddoppio della ferrovia Roma-Pescara e alla terza corsia dell'A14 da oltre un miliardo di euro... Che dire poi del nuovo finanziamento richiesto per l'impianto di sci di Gamberale, appena inaugurato senza neve vista la quota (1.400 metri), come avevamo largamente previsto e denunciato? Invece di riflettere sull'errore si insiste pensando ora all'impianto di innevamento artificiale per spendere altri soldi pubblici quando sulle Alpi, a parte gli impatti ambientali comunque inaccettabili, acquisiti i dati incontrovertibili sui cambiamenti climatici ormai non approvano nulla sotto i 1800-2000 metri di quota (ad essere buoni) visto che anche i cannoni ormai non ce la fanno a costituire un manto nevoso idoneo per lo sci. Peraltro lo stesso parco nazionale della Majella in sede di autorizzazione dell'impianto di risalita aveva escluso del tutto il ricorso all'innevamento artificiale. Ora si cambia idea? Idem per i milioni di euro per altri impianti di innevamento artificiale a quote insostenibili, come Pescasseroli e al Bosco di Sant'Antonio".

"Cambiamenti climatici che avrebbero dovuto consigliare di inserire opere per la mobilità sostenibile e turistica. Basti pensare agli assi trasversali alla costa lungo i fondovalle Trigno, Sangro, Pescara, Saline, Vomano, Tordino, Salinello e Tronto, alle aree urbane e alle piane come quella Peligna e il Fucino dove potrebbero essere realizzate ciclovie e piste ciclabili utilissime come avviene in altre regioni italiane ed europee. Oppure le opere necessarie per la riconversione appunto dell'industria della neve per preparare assieme agli imprenditori del settore la crisi che purtroppo è dietro l'angolo. Zero per le infrastrutture dedicate ai mezzi di trasporto collettivo nelle aree urbane (sedi dedicate ecc.).... Insomma, un viaggio fuori dalla realtà".

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