Atessa. La Regione respinge il progetto dell'impianto di rifiuti infettivi della Di Nizio
 
"Vista la nota dell’Avvocatura regionale, secondo cui, risultando pienamente vigente la disciplina regionale di approvazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti, non ricorrono le condizioni per una disapplicazione delle disposizioni della Legge regionale 5/2018...”.
 
Con queste parole, ieri, il Comitato Via della Regione, seguendo le direttive del nuovo Piano regionale dei rifiuti, con giudizio 2983, ha respinto il progetto presentato dalla Di Nizio Eugenio srl di Mafalda (Cb).  "I tentativi di prender tempo, - dice il sindaco di Atessa, Giulio Borrelli - i cavilli, non avuto successo di fronte alla evidente mancanza di requisiti".
 
Il progetto prevedeva la costruzione di un impianto di sterilizzazione di rifiuti sanitari a rischio infettivo, con produzione di combustibile derivato da rifiuto e con potenzialità di trattamento di 20.000 tonnellate all'anno. Ad esso era associato un deposito di rifiuti, sia non pericolosi per 10.500 tonnellate annui che pericolosi per 4.500 tonnellate all'anno.
"Rifiuti che da progetto - spiega Marco Severo, presidente dell'associazione "Noimessidaparte" - sarebbero arrivati da aziende pubbliche e private, attività ambulatoriali ed ospedaliere, servizi di raccolta differenziata, ecc… Iniziativa che - viene aggiunto - ci è parsa da subito in totale conflitto con l’area industriale di Atessa, e i particolare di contrada Saletti, e con le esigenze di smaltimento e trattamento dei rifiuti della Regione. Ad ottobre 2017 - viene ricordato - a pochi giorni dalla presentazione del progetto, evidenziavamo, tra le varie, la criticità di localizzazione. Criticità poi espresse e ratificate in osservazioni al progetto insieme a Wwf e Legambiente. La zona in questione, seppur un’area industriale, include la presenza di “case sparse”: l'abitazione più vicina all' impianto, se realizzato, sarebbe stata a meno di 50 metri di distanza. Inoltre a poche centinaia di metri c'è un centro urbano in forte espansione. Oltre che impattante, non si capiva neanche  la reale finalità dell’impianto, men che meno il beneficio per la collettività, tenendo conto che in Abruzzo si producono meno di 4 mila tonnellate all'anno di rifiuti sanitari, quindi la struttura sarebbe stata sovradimensionata rispetto alle reali esigenze collettive". Nelle vicinanze, poi, c'è un altro impianto che tratta la stessa tipologia di rifiuto. 
 
A vincere è  il popolo del no e le sue ragioni, ragioni condivise dall’amministrazione comunale di Atessa e dai tanti sindaci del territorio presenti alla manifestazione dello scorso maggio, quando in molti sono scesi in strada a protestare contro la realizzazione dell'impianto. 
"La Val di Sangro, - è la conclusione - perché cuore industriale e occupazionale della nostra regione e perché densamente popolata, ha bisogno di attenzione maggiore e particolare rispetto ai problemi ambientali".
 
"Non si possono mettere impianti di quel tipo vicino alle abitazioni - riprende il primo cittadino di Atessa -. La Commissione Via si è espressa con un preventivo diniego sul progetto che non ha le gambe per camminare. Ci sono poi tutte le altre obiezioni sollevate dal nostro Comune e dalle associazioni ambientaliste, che non sono state neppure esaminate dal momento che manca il requisito essenziale : il rispetto della sicurezza per il nucleo abitativo. C'è voluta – aggiunge Borrelli - la mobilitazione popolare per richiamare l'attenzione contro la richiesta pericolosa per il nostro territorio. Per il futuro – conclude Borrelli – la nostra amministrazione ha già approvato una delibera di indirizzi per un nuovo Piano regolatore comunale, nonché dell'area industriale, che nega qualsiasi possibilità di insediarsi sul nostro territorio a impianti a forte impatto ambientale".  
05 dicembre 2018
 
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