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Prime battute ed è già colpo di scena e scontro di perizie. 

Si è aperto oggi a Lanciano (Ch), in Corte d’ Assise, preieduta dal giudice Giovanni Nappi,il processo per la morte di Annamaria D’Eliseo, 60 anni, bidella di Lanciano (Ch).

Alla sbarra il marito Aldo Rodolfo Di Nunzio, 72 anni a giugno, imputato di omicidio volontario aggravato dal rapporto di coniugio e attualmente rinchiuso in prigione a Teramo. A difenderlo gli avvocati Silvia De Santis e Alberto Paone. 

Per l'accusa lui l’ha strangolata con un filo elettrico, di colore giallo-verde e del diametro di 2,5 millimetri, nel garage della villa di famiglia, in contrada Iconicella. L'imputato sostiene, da sempre, che la moglie si è impiccata e che, quel giorno, il 15 luglio 2022, appena l'ha vista penzolare nella rimessa del soffitto, alle 13.06/07, con una scala vicino, è accorso, nel tentativo di salvarla. "Ha chiamato subito i soccorsi alle 13.08, col telefonino, ha allertato il 112", rimarca l'avvocato Paone.

Già partita, in aula, la battaglia, con la difesa che ha depositato una perizia che contiene risultati diametralmente opposti riguardo alle analisi eseguite sull’audio del sistema di videosorveglianza esterna dell'abitazione teatro del delitto. Audio di una telecamera che si trovava in giardino e che è stata posta sotto sequestro dai carabinieri

La prima perizia, quella della Procura, a firma del consulente Christian Franciosi, che ha isolato sei secondi di audio, dice che, all'ora del presunto assassinio, si sente una voce femminile... "No, noo, lasciami, no. Lasciami". E poi... "Aaah, aah, uah". Dopodiché le urla si affievoliscono in gemiti appena percettibili. Gemiti, ritenuti di morte. In virtù di questa perizia, l’ex ispettore dei vigili del fuoco Di Nunzio, è stato arrestato lo scorso 11 gennaio, due giorni prima che scadesse la seconda proroga d’indagine, inchiodato proprio dall’audio.

Il collegio di difesa oggi ha portato un'altra perizia, del fonico forense Marco Perino, di Ivrea, titolare dello studio Prosuono, più volte consulente della trasmissione televisiva Quarto Grado che si è occupato di molti gialli, tra cui la strage di Erba e del rapimento di Kata, la bambina peruviana scomparsa a Firenze lo scorso 10 giugno. Dal filtraggio e dalla trascrizione del file audio, Perino conclude che si tratta di "una voce maschile" quella registrata, non femminile, che grida: "Guarda me". Insomma nulla a che vedere con le risaultanze precedenti.

In pratica, ha rimarcato l'avvocato Paone: "La perizia dell'accusa non fonda su basi scientifiche solide e non fa leva su strumentazioni valide: la voce è stata alterata di sei toni, circostanza che ha trasformato la voce maschile in femminile ed è stata rallentata di oltre 10 per cento, così che le tracce sono state distorte. Il rallentamento di un audio può generare artefatti, se non effettuato entro percentuali del 5 - 6%. Il nostro consulente si è avvalso invece di software aggiornatissimi".  E siccome quell'audio, ora confutato, ha condotto Di Nunzio dietro le sbarre, la difesa ha chiesto che l'imputato venga rimesso in libertà, anche perché, dopo il dramma, "per un anno e mezzo è rimasto nella sua casa in maniera tranquilla, senza compiere nessuna violenza; non ci sono pericoli di reiterazione del reato. Non sussistono gli estremi di un'esigenza cautelare in carcere. In subordine chiediamo i domiciliari".

Il pm, Mirvana Di Serio, si è riservata una decisione nelle prossime ore. I cinque figli della vittima si sono costituti parte civile perché, spiega il loro legale Elisabetta Merlino, vogliono "capire cosa è successo alla loro madre nel garage della villa dei loro genitori il 15 luglio di due anni fa. Chiedono l'accertamento della verità". Parte civile anche l'associazione frentana Dafne, che si occupa di assistenza a vittime di reato e alle donne che hanno subito violenza. Ha chiesto simbolicamente mille euro di risarcimento. E' rappresentata in aula dal legale Pina Benedetti. 

Prossima udienza il 14 giugno. 10 mag. 2024

SERENA GIANNICO

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