Lanciano. Adescato sul web, scatta il ricatto: 'O paghi o diffondiamo video intimi'

Viene adescato sul web, poi gli sfilano soldi per evitare di pubblicare foto osè che lo riguardano.

Vittima di "sextortion" è un uomo di 40 anni residente nel Medio Sangro. A conclusione delle indagini, la Squadra mobile della Questura di Chieti ha identificato e denunciato per estorsione via internet, alla Procura di Lanciano, M.R., 56 anni, residente in provincia di Bergamo, che rischia pure l’incriminazione per riciclaggio. 

La complessa indagine ha accertato che ci sono altre vittime in provincia di Chieti, in particolare nel Vastese, che però non hanno sporto denuncia. Non ancora. Risultano anche pagamenti effettuati da altre località italiane. In totale, in quattro mesi, sono stati versati circa 30 mila euro dai tanti che sono finiti in trappola e che poi hanno elargito somme che variano tra 50 euro e 2.500 euro per volta.

Quanto alla prima vittima, i responsabili del ricatto sessuale gli hanno chiesto una consistente cifra, minacciandolo di diffondere online le sue immagini se non avesse pagato. Ma l’uomo ha rifiutato rivolgendosi alla polizia. Accertamenti sono in corso per individuare l’esistenza di eventuali altri complici.

Il quarantenne "conosce" una donna online e le invia fotografie e video intimi. Subito dopo scatta il ricatto; lui dà solo una minima parte del denaro sollecitato per evitare la diffusione delle immagini. Ciononostante continua a subire minacce, anche rivolte ai suoi famigliari. L’ indagine evidenzia che i soldi venivano versati su una Postepay, i cui estremi erano stati forniti dall’adescatrice. La carta è intestata all'uomo di Bergamo. Le somme però venivano utilizzate ad Abidjan, in Costa d’Avorio.

Difatti le forze dell'ordine stanno ricostruendo il filo dei rapporti avuti tra il lombardo e vari cittadini della Costa d’Avorio, Paese in cui è stato prelevato o comunque speso il denaro versato dalle vittime. La "sextortion", ossia l'estorsione praticata dopo aver indotto i bersagli a scambiare immagini o video hard sulla rete, è una pratica criminale molto diffusa, con ripetuto clichè. Difatti dopo conversazioni su chat private specifiche o su Facebook, le vittime vengono contattate da donne avvenenti che chiedono loro il contatto Skype e li convincono a parlarsi in videochiamata. A quel punto, iniziano a denudarsi, mostrando in web cam le proprie parti intime. Poi scatta il tranello con la vittima che viene indotta a fare lo stesso, ma la conversazione privata viene ripresa. All’inizio si tratta di un gioco erotico consensuale, poi via via scattano i gua. Se non si paga le minacce diventano anche durissime.

La Questura invita a non fornire a sconosciuti o immettere sul web immagini ritraenti la propria persona o la propria intimità, per evitare di incappare in questi casi.

Walter Berghella 

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