"Nessuno dei giovani presenti all'ex stazione ferroviaria Sangritana-Tua di Lanciano ha aiutato Giuseppe. Sono stata io a soccorrerlo dopo il colpo alla testa, mentre era già frastornato e riusciva a malapena a reggersi in piedi".
E' questa la denuncia della fidanzatina, 17enne di Lanciano (Ch), di Giuseppe Pio D’Astolfo (nella foto), 18 anni, di Lanciano, in coma, dalla notte di domenica scorsa, all’ospedale di Pescara. E' in Rianimazione dopo essere stato raggiunto da un micidiale pugno alla tempia sinistra mentre era girato e piegato perché stava preparando ad andarsene. Lì, sui binari, erano in centinaia, lo scorso sabato, 17 ottobre, ma sono tutti fuggiti dopo le botte al ragazzo. Compresi gli amici, di 25 e 16 anni, che lo accompagnavano e con i quali stava trascorrendo la serata.
"Si è appoggiato a me - aggiunge la ragazza, sentita anche dai carabinieri - e l'ho portato a casa, dove ha avuto il malore peggiore e si è accasciato". E' lei che ha avvertito il 118 e fatto arrivare l'ambulanza.
"Non l’ho più visto da quella sera - continua la minorenne - e l’ultima cosa che ho fatto è avergli dato un bacio in fronte. Prego tutti i giorni per lui. Speriamo diventi solo un brutto ricordo". Quella sera i due avevano un appuntamento. "Sono giunta in stazione mentre cadeva a terra, mentre la gente urlava e scappava. Sono rimasta sola e nessuno mi ha aiutato. Aveva due lividi e gonfiore alla testa. Quanto ha aperto gli occhi l’ho portato via dalla bolgia, si è appoggiato al monopattini e a me. Da sabato non mangio e né dormo. Sono molto preoccupata e vorrei vederlo e dirgli tutto il bene che gli voglio”.
In attesa del risveglio di Giuseppe, i suoi famigliari gli sono accanto. La madre Paola Iasci, il padre Giuseppe e la sorella Sara che si sfoga: "Prima dell’aggressione mio fratello ha detto all’altro gruppo di smetterla e li ha anche invitati tutti a bere insieme. Lui è un gigante buono". Intanto sul fronte dell’indagine si fa serrata l’attività dei carabinieri di Lanciano che cercano di blindare l’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Mirvana Di Serio, dopo l’identificazione del gruppo dei cinque assalitori, tra cui un tredicenne che, dai racconti raccolti, avrebbe sferrato il pesante pugno. Ma su questo si sta cercando ancora di fare chiarezza, perché magari si vogliono far ricadere le colpe su di lui in quanto non imputabile. Potrebbe essere stato usato un tirapugni.
Gli altri denunciati sono due ragazzi di 14 anni, e due maggiorenni, di 18 e 30 anni. Tutti i cinque identificati appartengono a famiglie rom di Lanciano. Con attività senza soste i militari, diretti dal maggiore Vincenzo Orlando, cercano di capire il reale ruolo svolto da ognuno dei presenti. Il caso è seguito dalla Procura di Lanciano e quella minorile dell’Aquila. 21 ott. 2020
Walter Berghella
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