Labrador chiuso in gabbia: famiglia di Lanciano condannata

Il loro adorato labrador, di 8 mesi, dormiva di notte in casa e poi tante passeggiate, anche al mare. Ma il pomeriggio, con la paura che fuggisse per la sua esuberanza, scavalcando la recinzione della villetta, il fido veniva tenuto chiuso per un paio di ore in una gabbia di 1,20 metri quadri totali.

Tanto è bastato: per questo contrastante comportamento un intero nucleo familiare di Lanciano è stato condannato per maltrattamenti di animali dal gup del tribunale di Lanciano (Ch)  Giovanni Nappi. Per gli imputati, padre di 76 anni, madre di 74 e i due figli, il maschio di 45 anni e la femmina di 45, la pena è stata di mille euro di ammenda ciascuno. A difenderli c’era l’avvocato Marco De Angelis.

Ad indagare sul caso è stata la Forestale frentana che ha avuto una segnalazione da un vicino di casa degli imputati. Il procuratore capo Mirvana Di Serio ha contestato loro il reato penale ed ha chiesto il giudizio. Appurata la circostanza, i carabinieri hanno fatto diversi appostamenti notando che il labrador veniva tenuto in gabbia nel giardino della villetta in viale Cappuccini.

Sono scattati il controllo e il sequestro del cane, portato al canile municipale. Successivamente il labrador ha avuto una buona adozione, su rinuncia del proprietario. Il processo penale è stato incardinato dalla Procura sui presupposti che il cane era tenuto per lunghissimi periodi in condizioni incompatibili con la sua natura e che gli procurava gravi conseguenze. Oltretutto la ciotola dell’acqua era posizionata fuori dalla gabbia, di 1,20 metri di lunghezza per 1 metro di larghezza e 70 centimetri di altezza. L’accusa ha sostenuto che il gabbiotto, posizionato in un piazzale esterno, era anche privo di copertura. In ogni caso il labrador era privato della libertà di movimento e la libertà di svolgere le sue funzioni etologiche, ossia tutti comportamenti della razza di appartenenza, e ovviamente della possibilità di accedere liberamente alla ciotola dell’acqua.

La mancata cura di cani e gatti ha prodotto una serie interminabile di condanne al tribunale di Lanciano, anche a seguito di denunce presentate da varie associazioni animaliste e ambientaliste. L’attenzione è massima sul rispetto degli animali. Attualmente è in corso un processo, con nuova udienza fissata al prossimo 10 novembre, i cui sono imputati, per la morte di stenti di due pitbull al canile sanitario Asl di Lanciano, una veterinaria e il responsabile incarico alta specializzazione aziendale (Iasp). “Morti di freddo e malnutriti”, dice l’accusa su denuncia del proprietario di Chieti. 19 apr. 2023

WALTER BERGHELLA

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Foto di repertorio

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