'Fare il rappresentante di lista e' diritto, non assenteismo': Sevel condannata da Corte d'Appello
Fare il rappresentante di lista alle consultazioni elettorali è un diritto, non assenteismo. Questa la decisione della Corte d' Appello dell'Aquila che, confermando la precedente decisione del tribunale di Lanciano, ha dato ragione a sette lavoratori della Sevel di Atessa (Chieti), aderenti al sindacato Slai Cobas. La Sevel è stata condannata a riconoscere i diritti previsti dalla normativa vigente in materia elettorale per tutti dipendenti impegnati come rappresentanti di lista nelle consultazioni elettorali del 24, 25 e 26 maggio 2014. Rigettando il ricorso la stessa Corte d' Appello ha condannato la Sevel alle spese di giudizio pari a 5.124 euro e ad altre spese generali. 

In merito alla sentenza lo Slai Cobas esprime... "enorme soddisfazione per l'ennesima vittoria giudiziale" ottenuta da parte dei dipendenti Sevel, difesi dagli avvocati Pierpaolo Passarelli e Vincenzo Iacovino. A detta della Corte i rappresentanti di lista sono equiparati ai presidenti, segretari e scrutinatori di seggio, sicché l'accordo sindacale stipulato dalla Sevel con alcune organizzazioni sindacali ha avuto come scopo quello di modificare la legge, nella parte in cui si è stabilito un trattamento deteriore e discriminatorio per i primi. Si ricorda che la Sevel - aggiunge lo Slai Cobas - "aveva adottato questa discriminazione per far fronte ad un asserito abuso di diritto da parte dei rappresentanti di lista, e cioè per far fronte al fenomeno dell'assenteismo che essa si sarebbe trovata a fronteggiare ad ogni tornata elettorale". Al riguardo la Corte di Appello ha affermato che "anche ove sia ipotizzabile un abuso, ciò non legittimerebbe l'azienda a punire i dipendenti che partecipano come rappresentanti di lista alle operazioni elettorali, stabilendo un trattamento contra legem per gli stessi".
14 dicembre 2018

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