Coronavirus. Test Covid persi, 'congelati', di cui non si è saputo più nulla... Asl Lanciano Vasto Chieti e il caos... tamponi

"Non si conosce se un paziente Covid positivo è a casa o se è ricoverato; non si riesce a sapere in quale ospedale eventualmente si trova o se è stato dimesso; non viene segnalato il nome del medico curante; non viene comunicato il decesso".

I sindaci strigliano la Asl Lanciano Vasto Chieti, per la carenza di informazioni che l'ha caratterizzata in questo periodo di gestione del coronavirus e per il ritardo dei risultati dei tamponi del Covid 19.

Ieri, in via telematica, alla presenza dell’assessore regionale Nicoletta Verì e del direttore generale Claudio D’Amario, convocata dal presidente Umberto Di Primio e su sollecitazione del primo cittadino di Casoli, Massimo Tiberini, si è svolta la riunione del comitato ristretto dei sindaci. Presenti anche quelli di Lanciano, Mario Pupillo, di Vasto, Francesco Menna.

Argomento sul tavolo la valutazione della pandemia Covid rispetto al territorio. Dopo una breve introduzione di Di Primio sulla situazione attuale, nella quale è stato sottolineato l’impegno degli operatori della sanità, Tiberini ha evidenziato la necessità di avere un rapporto continuo con Asl e Regione per essere informati tempestivamente sui risultati dei tamponi e sulle direttive sanitarie, comunicazione che in queste settimane è mancata. Inoltre ha chiesto spiegazioni sulla opportunità di eseguire test sierologici alla popolazione.

Pupillo ha segnalato le disfunzioni riguardo ai tamponi, con attese che sono state, in taluni casi, anche di 50 giorni, ma generalmente di circa due settimane. Ha rimarcato che questa situazione, denunciata pubblicamente da numerosi sindaci, si trascina ormai da tempo "La lentezza nella risposta, - è stato fatto presente - genera ritardo nell’inquadramento clinico dei pazienti, ritardo nell’inizio delle terapie antivirali ed espone al pericolo di contagio parenti e conviventi e può influire sul decorso e sull'esito della malattia. Inoltre a questo inaccettabile ritardo, si associa una comunicazione ed una tracciabilità del malato Covid assolutamente carente. Anzi, la tracciabilità non esiste proprio".

"Mancanza di notizie - è stato evidenziato - che determina per i sindaci problemi di ordine sanitario e organizzativo". Infatti loro sono ad esempio obbligati ad attivare procedure particolari di raccolta dei rifiuti urbani per i pazienti Covid.

L’assessore Verì ha imputato difficoltà e carenze al fatto che la Asl di Chieti è molto estesa e articolata; ma soprattutto ha spiegato che il ritardo è stato generato in quanto la Asl teatina ha "classificato i campioni con codici identificativi diversi dalle tre altre Asl e questo ha determinato l’impossibilità dei tamponi di essere accettati dalla piattaforma del laboratorio di Pescara". "Ci appare stupefacente - dichiarano i sindaci - che si siano potuti classificare campioni con codici diversi da quelli applicati dal laboratorio di riferimento.... Questo inghippo avrebbe prodotto accumulo dei tamponi con nuova ricodifica e quindi ritardi impensati nelle risposte. Ma chi ha causato il difetto di procedura? Inoltre non sono stati chiariti i criteri che hanno dato l’assegnazione di un colore, come in Pronto soccorso, all'urgenza di processare i tamponi". Ed ecco il caso del malato ottantenne, di Lanciano, con neoplasia, febbrile e sintomatico, che ha dovuto attendere 16 giorni per avere il tampone, poi risultato positivo. "Un sessantenne senza complicazioni - è la domanda - quanto dovrà aspettare? Un mese? Insomma nessun criterio chiaro per creare una sorta di "lista di attesa". Magari - affermano i sindaci - sarebbe stato utile anche dare precedenza ai lavoratori della sanità, ma non ci risulta che infermieri e medici abbiano avuto risposte rapide, tanto è vero che l’ospedale "Renzetti" di Lanciano da presidio no Covid si è trasformato in ospedale Covid". Con 4 reparti chiusi per contagio del personale e dei pazienti e cinque morti. Medici e infermieri infettati anche a Vasto e ad Ortona. 

Inoltre Verì ha dichiarato "che i tamponi negativi non sono stati comunicati e che alcuni sono stati "congelati"...". "Non comunicare i tamponi negativi? Speriamo di aver capito male. "Congelati"? Quanti hanno atteso inutilmente?"

D’Amario, da parte sua, ha espresso perplessità sulla appropriatezza dei tamponi effettuati e quindi addossando la responsabilità a chi ha fatto i prelievi". "In pratica i tamponi sarebbero stati effettuati senza criteri oggettivi. Addirittura li ha chiamati tamponi "antistress" per calmare i pazienti: dichiarazione - rintuzzano i sindaci - che sa più di scaricabarile che di evidenza scientifica. Chi avrebbe dovuto elaborare, informare e formare l’operatore sull’appropriatezza del prelievo? E cosa c’entra con il ritardo dell’esito dei tamponi, anche ammettendo che fossero... antistress? Chi decide se fare o meno il tampone? E perché diversi tamponi sono andati persi?"

Secondo i sindaci le risposte avute "sono state inappropriate e non esaustive ed evidenziano la gestione pressappochistica di cui la Regione e la Asl dovranno rispondere ai cittadini. La delusione è forte e purtroppo - dichiarano - conferma quanto si poteva immaginare: grossolanità, mancanza di organizzazione e di governance che hanno generato sofferenze, preoccupazioni, ritardi di inquadramento e di ricovero e tanto altro. Ci conforta solo l'immane lavoro svolto, negli ospedali e sul territorio, da medici, infermieri e operatori sanitari". Che hanno dovuto combattere anche contro la carenza di dispositivi di protezione individuale che ha causato problemi e disagi. Ma anche contagi.

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