Associazione terroristica: con quest'accusa la Corte d'Assise di Chieti, presieduta da Guido Campli, ha condannato, a 5 anni di reclusione, e all'interidzione perpetua dai pubblici uffici, il giovane arrestato il 19 gennaio 2021, perché ritenuto un foreign fighter. Lui è Stefano Costantini, di 25 anni. 

Il pm, Simonetta Ciccarelli, aveva chiesto 8 anni di carcere.

Gli investigatori della Digos di Pescara, insieme al personale del Servizio per il contrasto all’estremismo e terrorismo esterno di Roma, hanno eseguito l’ordine di custodia cautelare in carcere che fu emesso dalla Procura distrettuale antimafia e antiterrorismo de L’Aquila. L'imputato, nato in Svizzera da genitori abruzzesi, è finito nei guai per aver fatto parte di un’associazione terroristica di matrice islamica, la Jabhat Al Nusra, affiliata al movimento di Al Qaeda. Ha inoltre diffuso, attraverso la piattaforma del social network Facebook, alcuni video inneggianti allo Stato Islamico.

Gli agenti lo hanno arrestato dopo lunghi e laboriosi accertamenti, dopo averlo preso in consegna dai poliziotti turchi all’aeroporto di Hatay, in Turchia.

La vicenda è iniziata nel 2014 quando il giovane, ancora minorenne, viveva in Svizzera. Dopo un rapido percorso di conversione all’Islam e la completa radicalizzazione, si era avvicinato all’impegno jihadista, culminato con la partenza nel settembre dello stesso anno, verso il fronte siriano per militare nel gruppo Jabhat Al Nusra - attualmente denominato Jabhat Fatah al Sham -, impegnato nella regione siriana di Idlib, ancora sotto il controllo dei movimenti legati ad Al Qaeda. Prima di partire per il fronte di guerra in Siria, il giovane si è sposato con una cittadina turca nata e residente in Germania, che lo ha poi raggiunto.

Le indagini della Digos sono iniziate alla fine del 2014 ed hanno consentito di acquisire numerosi elementi probatori circa il reale sostegno del cittadino italiano alle fazioni terroristiche operanti in quei territori di guerra. Per giungere alla sua individuazione, i poliziotti italiani hanno utilizzato strumenti investigativi tecnici e - anche tramite la collaborazione delle polizie svizzere e turche – sono riusciti ad acquisire riscontri dell’effettivo coinvolgimento del soggetto all’interno dei gruppi qaedisti combattenti in Siria contro le truppe del presidente Assad e riguardo alla sua costante presenza nell’area, al confine tra la Siria e la Turchia, controllata dai gruppi di Jabhat Al Nusra.  

E' stata, quindi, emessa a carico dell’indagato, nell’ottobre del 2017, un’ordinanza di custodia cautelare, con mandato di arresto europeo e successiva diffusione delle ricerche in campo internazionale.

L’operazione che ha portato alla sua cattura è stata caratterizzata da una ininterrotta attività di mediazione, che spronava il giovane a consegnarsi. Avviata essenzialmente come attività di polizia giudiziaria, ha poi assunto anche una rilevanza di carattere umanitario avendo consentito la messa in sicurezza del nucleo familiare del terrorista, in vista del suo rientro in Turchia, composto dalla moglie e da quattro figli piccoli - di 10, 5, 4 e 2 anni - di cui gli ultimi tre, nati in Siria ma a tutti gli effetti cittadini italiani. 

Quest’ultimo obiettivo è stato raggiunto anche attraverso un’attività di cooperazione tra la polizia italiana e quella turca, ad Istanbul. 23 feb. '22

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