Chieti. Acquisti di protesi cardiache in cambio di viaggi e regali lussuosi: arrestato primario Cardiochirurgia
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Consumo anomalo e spropositato di protesi cardiache e altri dispositivi medici che venivano approvvigionati dall'Asl al di fuori di qualsiasi procedura di evidenza pubblica, a prezzi più elevati rispetto ad altre aziende sanitarie, e che spesso venivano lasciati scadere o sperperati per far lievitare il volume degli acquisti e dunque i guadagni dei fornitori.

E' il cardine dell'inchiesta che questa mattina ha fatto scattare gli arresti per due imprenditori che operano nel settore della distribuzione di apparati medicali per multinazionali, un agente di commercio e il primario della Cardiochirurgia dell'ospedale "Santissima Annunziata" di Chieti, Gabriele Di Giammarco, già interdetto nell'ambito di un'altra inchiesta. 

L'operazione si chiama "A cuore aperto" e mette in luce uno scandalo fatto di sperperi e favori in cambio di sontuosi doni. La sanità in Abruzzo di nuovo nella bufera. L'inchiesta è della Guardia di finanza, del Comando provinciale di Chieti, guidata dal colonnello Serafino Fiore. I militari, oggi, assieme ai colleghi di Pescara, Teramo, Macerata, Ascoli e Padova, ha dato esecuzione alle quattro ordinanze, disposte dal gip del Tribunale di Chieti, Luca De Ninis, su richiesta del pm Francesco Testa. Ha coordinato il procuratore capo Giancarlo Ciani.

Ai domiciliari sono finiti Maurizio Mosca, 63 anni, di Macerata, rappresentante legale della Mosca Srl fornitrice e distributrice di valvole cardiache e socio della Medisur srl, operante nella distribuzione di altri apparati medicali; Antonio Pellecchia, di 57, di Teramo, rappresentante legale dell'omonima ditta distributrice all'ingrosso di dispositivi medicali; e Andrea Mancini, 46 anni, di Pescara, dipendente della società di Pellecchia. Per i quattro era stato chiesto il carcere. Le accuse sono di corruzione, falso, turbativa d’asta e omicidio colposo. Focus su una presunta maxi frode riguardante la spesa sanitaria, con sprechi milionari.

Il igp ha, inoltre, disposto nei confronti di Tommaso Bottio, 51 anni, vicentino, medico chirurgo, il divieto di esercitare la professione per 12 mesi, e per Daniele Marinelli, 36 anni, di Teramo, dirigente medico a tempo determinato della Cardiochirurgia di Chieti, la sospensione dall'ufficio pubblico di medico ospedaliero per 12 mesi. Indagata, per abuso d'ufficio, anche l'attuale direttore amministrativo dell'Asl teatina, Giulietta Capocasa, 62 anni, originaria di Monteprandone e residente a San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), all'epoca dei fatti direttore generale facente funzioni dell'Asl Lanciano Vasto Chieti.

Le indagini, basate su intercettazioni telefoniche, ambientali e riprese video, hanno consentito di documentare l’esistenza di un "articolato fenomeno di corruzione sistemica che era stato posto in essere dal primario di quel reparto sin dal 2011", attraverso continue richieste di acquisto di protesi cardiache, con carattere di "necessità e urgenza" e "mediante false dichiarazioni di infungibilità del prodotto", così inducendo l’Asl acomprare protesi senza bando di gara. "Tale pratica - viene spiegato negli atti - è stata ulteriormente favorita dall’inerzia della governance dell’Asl 2 Lanciano Vasto Chieti che, per circa 10 anni, dal 2009 al 2019, non ha mai espletato alcun appalto pubblico per l’acquisto di materiali e dispositivi per le necessità dell’Unità operativa complessa di Cardiochirurgia. Solo nel 2019 - dicono le Fiamme gialle - è stata predisposta la procedura per l’espletamento di una gara pubblica del valore di oltre 3 milioni di euro. Ma anche così, ci sono state "condotte illecite da parte dello stesso primario, che erano volte ad influenzare la scelta dei contraenti mediante indebite pressioni nei confronti delle persone incaricate di redigere il capitolato tecnico della gara con il precipuo fine di favorire alcune ditte".

Il sistema, dicono le risultanze investigative, era imperniato "sugli stretti rapporti di conoscenza e di amicizia, di cui sono state documentate le numerose frequentazioni, tra il primario del reparto ed alcuni imprenditori che distribuiscono, per conto di note società multinazionali, proprio quelle protesi e quei dispositivi medici".

Nel quadro probatorio sono entrati accertamenti contabili e amministrativi della Asl di Chieti, con la collaborazione dell’attuale direttore generale, Thomas Schael, che ha evidenziato come le protesi cardiache oggetto di indagine "non solo sono risultate essere il dispositivo maggiormente utilizzato negli anni compresi tra il 2012 e il 2019, ma anche quelle più onerose per l’azienda pubblica per un importo complessivo di oltre un milione e mezzo di euro", pur essendo presenti sul mercato analoghe tipologie di valvole a costi inferiori.

Stando agli accertamenti, il presunto patto tra aziende e primario, avrebbe spinto l’imprenditore "a provvedere all’acquisto e alla fornitura", in favore del camice bianco, "del mobilio necessario per arredare il suo studio personale presente all’interno del nosocomio, del valore di 27.000 euro circa. Inoltre, nel tempo, sarebbero arrivate  regalie varie, tra le quali viaggi, cene e soggiorni all’estero.

Il primario, riguardo ad altri dispositivi sanitari, avrebbe inoltre instaurato rapporti confidenziali con un secondo imprenditore del settore. I loro erano "incontri riservati in ristoranti o durante viaggi all’estero". E, nelle tasche della ditta, sarebbero arrivati introiti per forniture, risalenti ad un periodo compreso tra il 2017 e il 2019, il cui valore ammonta ad oltre un milione di euro. Dal canto suo il medico, come contropartita, avrebbe avuto  "l’acquisto e posa in opera della pavimentazione in “parquet” di tutta l’area, di 200 metri quadrati, dello studio ospedaliero a suo esclusivo uso e l’allestimento dell’annesso bagno, per un valore complessivo pari a 14.000 euro circa. E poi viaggi a Cuba e banchetti in vari locali sulla costa adriatica. E la riparazione e il posteggio della barca. I contatti tra il primario e quest’ultimo imprenditore avvenivano anche attraverso un agente di commercio.

Nelle carte si parla anche dell'acquisto, sempre con procedura d’urgenza, e per una spesa di circa 95.000 euro, di una nuova macchina "per assistenza ventricolare denominata Heart Mate 3, sebbene il reparto disponesse di altre due apparati similari". Acquisto giustificato dalla necessità ed urgenza di un intervento su un paziente il cui quadro clinico sarebbe stato talmente compromesso da non potersi prevedere altra soluzione terapeutica. Il malcapitato è poi deceduto alcuni giorni dopo l’intervento.

In realtà, secondo quanto ricostruito, il malato non solo non era in condizioni di gravità tali da dover subire un simile intervento, ma risultava piuttosto candidabile ad una operazione di trapianto presso un centro specializzato. Le indagini hanno messo in luce che l’acquisto del macchinario "sia stato fortemente voluto dal primario per consentire ad uno dei due imprenditori sopra richiamati di avviare un "nuovo esclusivo canale" di distribuzione dello specifico apparato nella zona rafforzando, cosi, il rapporto di corruttela già consolidato nel tempo".   27 ott. 2020

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