Nuove trivelle in Adriatico (anche in Abruzzo). L'ok del ministro per la Transizione ecologica

C’è l'ok a nuove trivelle e gli ambientalisti insorgono: denunciano rischi di inquinamento, e soprattutto una scelta politica sbagliata, in un momento in cui bisogna decarbonizzare l'economia.

Il ministro della Transizione Ecologica, il tecnico Roberto Cingolani, ha firmato la Valutazione di impatto ambientale (Via) positiva per 11 nuovi pozzi per idrocarburi, di cui uno esplorativo. Le perforazioni sono autorizzate nel mare Adriatico, tra Veneto e Marche e Abruzzo (con il pozzo Donata1 tra San Benedetto e Martinsicuro), nel canale di Sicilia e, a terra, in Emilia Romagna, nelle province di Modena e di Bologna. A chiedere di trivellare sono le società Eni, Po Valley Operations Pty Ldt e Siam Srl. Sotto il fuoco delle polemiche, dalla capitale si precisa che "il ministro non poteva non firmare. Erano percorsi amministrativi nati anni fa e non si poteva non firmare. Anche il Mibact lo ha fatto".

Il ministro Cingolani però, viene riferito, è "fiducioso del fatto che si riuscirà presto ad avere il Piano delle aree idonee (Pitesai), che è la risposta alla pletora di permessi in via di definizione". "Visti i primi atti, ci verrebbe la voglia di battezzarlo ministero della Finzione Ecologica - attacca il Forum Acqua Abruzzo -. Oltre ai rischi insiti in ogni singolo progetto, per incidenti, perdite, scarichi, è grave il fatto che ci si allontana sempre di più dagli obiettivi fissati dall'Accordo di Parigi sul clima, che poi a chiacchiere tutti dicono di voler rispettare". Per il portavoce dei Verdi, Angelo Bonelli, "nel momento in cui era necessario compiere passi decisivi verso la transizione ecologica, anche grazie al contributo del Recovery Fund, l'Italia riapre la stagione delle trivelle".

Anche Greenpeace. Legambiente e Wwf, in una nota congiunta, affermano: "Queste nuove autorizzazioni non vanno. Manca in Italia una legge analoga a quelle approvate in Francia e in Danimarca, uno dei maggiori produttori di petrolio della Ue, che stabilisca un chiaro termine ultimo di validità delle concessioni in essere e un fermo delle autorizzazioni per nuove attività di ricerca e prospezione. Ora più che mai - proseguono - ci attendiamo misure e atti concreti dal Governo per una emancipazione definitiva dalle fonti fossili del nostro Paese, dotandoci da subito di una exit strategy dalle trivellazioni, investimenti per una svolta davvero verde". Critiche arrivano da ogni dove nei confronti di un ministero che si chiama... della Transizione ecologica. Ma che, nei fatti, procede nella direzione opposta. 11 apr. 2021

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