Pescara - Gara che alla vigilia appariva scontata e tale si è rivelata. Si affrontano due modi di concepire il calcio completamente paralleli, un gigante contro uno gnomo. Nonostante ciò Zeman con i suoi uomini riusciranno a limitare i danni e ad uscirne a testa alta, con grande rammarico, per come avrebbe potuto delinearsi la stagione, considerate le ultime prove.
Un Pescara costretto alla resa
Emergenza in fase offensiva per il Delfino con Benali, al momento l’uomo più in forma, che siede in panchina dopo un attacco febbrile nei giorni che hanno preceduto l’incontro. Formazione inedita che presenta al centro dell’attacco Brugman affiancato a destra da Memushaj e a sinistra da Caprari. Una scelta dettata anche dalla considerazione che ha Zeman di Cerri e Bahebeck ritenendo il primo non adatto per il suo modulo, perché troppo statico, e il secondo un calciatore che gioca poco per la squadra e che mai è riuscito ad inserirsi nel contesto per varie motivazioni. Ci si aspetta il solito 4-3-3 ma non è così. Il Pescara riesce a pressare alto solo per il primo quarto d’ora dopodiché alla prima accelerazione degli avversari, come da copione, non riesce più ad esprimersi come vorrebbe il suo tecnico. Troppo enorme il divario tra le due compagini. Così da un 4-3-3 iniziale il modulo con il passare dei minuti si trasforma in un 4-5-1. Passaggio che avviene in modo del tutto naturale. Zeman, richiamando spesso anche Brugman in fase difensiva cerca in tutti i modi di irretire la Juventus creando molta densità di uomini a centrocampo. Ogniqualvolta Marchisio e Pjanic entrano in possesso palla vengono sottoposti a marcature spietate da parte dei centrocampisti opposti. Saggia la scelta di irrobustire il centrocampo con Bruno che affiancato da Muntari e Koulibaly cercano di rallentare le manovre avversarie. La nota dolente, si fa per dire, si riscontra in fase offensiva dove, tranne che nei primi i minuti, gli attaccanti abruzzesi vanno ad imbattersi contro un muro invalicabile. In fase offensiva Zeman ordina ai suoi, per quanto possibile, di verticalizzare nell’immediato anche senza guardare, evitando qualsiasi tipo di leziosità tecnica. Troppo superiori sia fisicamente che tecnicamente Barzagli e Rugani per essere superati. Pochi sono oggi gli spunti tattici per questa gara, L’unica nota positiva, ma lo si sapeva già, è sempre l’atteggiamento di una squadra mai rassegnata e sempre viva, ma oggi era tutto scritto…
Una Juventus a risparmio energetico
Mister Allegri molto diligentemente è consapevole che non sarà una gara difficile ma, allo stesso tempo, non si fida del Pescara, per cui fa turn over solo in difesa e, per il resto, conferma la squadra che ha annientato il Barcellona. Si nota sin dai primissimi istanti della gara una compagine che è scesa in campo per guadagnarsi il minimo sindacale. Poca aggressività, movimenti senza palla limitati a quanto basta. Consapevoli del divario si attende lo spunto vincente di uno dei tanti fuoriclasse a disposizione. In effetti non tarda ad arrivare. Partenza molto lenta che a volte appare anche svogliata. La resistenza passiva degli avversari non fa altro che agevolare questo tipo di atteggiamento. Basta comunque poco per rompere gli equilibri. Un Quadrado sempre sul pezzo, con i suoi movimenti che spaziano dal centro a destra e viceversa, si inventa l’assist vincente per Higuain che appoggia facilmente in rete. Un movimento ricorrente negli schemi juventini è proprio incentrato sul centrocampista bianconero. Quando i compagni di squadra fanno possesso palla rapido riescono a creare spazio a destra servendogli il pallone. Il resto viene da sé. Il colombiano salta uno due avversari con una facilità estrema, arriva quasi a fondocampo, da gran campione alza sempre la testa, serve un retropassaggio o per un centrocampista a rimorchio o per un attaccante, lo schema si conclude con una conclusione.
Altro spunto tattico, sempre su Quadrado, è nel suo movimento con palla al piede: da destra va ad accentrarsi andando a fungere da trequartista creando così diverse soluzioni offensive tipo la sovrapposizione immediata di Lichtsteiner o un eventuale suggerimento per le punte. Anche se i bianconeri hanno volutamente fatto vedere poco, appare evidente come ci sia un’organizzazione di squadra ben delineata. Un calciatore ha sempre più di una soluzione di passaggio, la squadra rimane sempre corta, uno o più uomini a rimorchio e a sostegno del portatore di palla. Duttilità tattica di alto livello che permette ad Allegri di cambiare modulo in qualsiasi momento senza incidere minimamente sulla prestazione. Infine nota di merito ad un tecnico che con il passare degli anni è diventato sempre più duttile e meno integralista come appariva i primi periodi con il 4-3-3. Riesce sempre a dare la giusta lettura alla gara, difficilmente sbaglia una sostituzione, propone un gioco offensivo che alterna possesso palla che parte dal basso alternato a verticalizzazioni repentine. Del resto sembrerebbe facile avendo a disposizione più di venti campioni, ma non lo è affatto. La Juventus di anno in anno cresce sotto tutti i punti di vista, con una programmazione mirata e lungimirante. Allegri rappresenta l’emblema di questa squadra, intelligenza tattica, grande conoscenza del calcio in tutte le sue sfumature, proiezione futura di un club destinato per il momento a stare trai primi otto del mondo ma che, a breve, potrebbe diventare anche il primo.
Conclusioni
La disamina della gara sembra penalizzare eccessivamente un Pescara apparso anestetizzato ed esaltare le doti della Juventus, ma sarebbe troppo facile. Invece, purtroppo, ripeto con molto rammarico, gli abruzzesi, al cospetto della squadra più forte d’Italia e dei 63 punti di distacco in classifica, rimane in partita fino alla fine, esce senza ombra di dubbio a testa alta, come ormai accade dall’avvento di mister Zeman. Tutto ciò ci lascia riflettere su alcune scelte tardive e soprattutto si considera che in questo organico ci fosse stato un attaccante tipo Falcinelli, Berghessio, un centrocampista di qualità esperto della categoria, probabilmente oggi si starebbe ancora lottando per la permanenza nella massima serie. Col senno di poi è facile parlare, ma questa è la realtà dei fatti ed è quella che conta.
Le pagelle del Pescara: Fiorillo 6,5- Biraghi 5,5 – Zampano 6,5 – Coda 5,5 – Campagnaro 6 – Muntari 4,5 – Coulibaly 6 –Bruno 5,5 Memushaj 6 – Caprari 5 – Bahabeck 6 – Brugman 6 – Bruno 5,5- Brugman 5- Beneli 6.
16 aprile 2017
Fabio Oggioni
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