Lanciano. 'Proibito uscire in giardino': quella casa in bilico su una frana dal 2003... Ma il Comune se la prende comoda
GUARDA LE FOTO

Era il 2003 quando quell’abitazione, assieme a numerose altre della città, venne sgomberata, dopo 48 ore di pioggia alluvionale, perché interessata da dissesto idrogeologico. Sono passati 21 anni e nessun intervento di consolidamento è stato effettuato e in Via del Ponte a Lanciano (Ch), per quella costruzione, che si affaccia sul vallone selvaggio del Diocleziano, ora, è allarme.

E’ allarme rosso, secondo la proprietaria, Marina Ciarelli, che, stando al provvedimento del Comune 153 dell'11 febbraio 2003, che, tra l’altro, non le è stato mai notificato, non può mettere piede nel terreno di proprietà attaccato alla sua casa e a quella dei genitori, perché sta franando. Perché è interessato da evidente smottamento, che si nota negli alberi e nella rete di recinzione che scivolano e che si stanno spostando. Proibito anche poggiare vasi di fiori, in quel posto, dato che possono appesantire il costone.

E’ allarme, sì, ma la casa e i suoi problemi possono attendere, a tempo indefinito, secondo il Comune che se la sta prendendo davvero comoda e che, agli ennesimi solleciti di intervento di una famiglia spaventata, che vive in bilico, in una situazione rischiosa, risponde addirittura, con la dirigente del settore Governo del Territorio, Luigina Mischiatti, che "non è comprensibile la pressione incresciosa adottata…, da parte vostra, con appostamenti fuori dall'orario di lavoro, con l'utilizzo di messaggistica sul cellulare privato il tutto al fine di richiedere incontri chiarificatori e/o ricevere notizie sulla questione…".
"Si ricorda - risponde Mischiatti all'ennesima lettera di sollecito inviata in municipio - che il perdurare di atteggiamenti di tale entità possono sconfinare nell'alveo di condotte reiterate, minacciose e molestie punibili con giustificata invocazione del vigente Codice Penale". Insomma il Comune invece di intervenire concretamente, dato che sono 21 anni che la faccenda si trascina, intimidisce…

Il Comune, con il funzionario Fausto Boccabella e con la stessa Mischiatti, da un lato, “vieta l'accesso a chiunque nell'area di pertinenza dell'edificio” e dall’altro afferma che non ci sono pericoli imminenti, perché, da sopralluoghi condotti “in maniera puramente visiva, non si sono osservati, al momento, elementi tali da far presumere la formazione o l'inizio della formazione di una superficie di scivolamento che coinvolga anche le fondazioni dell'edificio o parte delle stesse, pur tuttavia, si ripete, lo stato dei luoghi è tale che non appena le risorse di bilancio lo consentono l'area deve avere priorità nell'inserimento nel nuovo Repertorio Nazionale degli interventi di Difesa del Suolo (ReNDiS)”. E, scrivono ancora da Palazzo di città, ... "si conferma la necessità del monitoraggio periodico dei luoghi" e, "si rammenta alla proprietà di osservare quanto già ordinato con li provvedimento sindacale del 2003, mai revocato, che impedisce "l’accesso a chiunque nell'area di pertinenza dell'edificio per una fascia di rispetto che attualmente è la zona oltre un metro dal ciglio del marciapiede".

I Ciarelli, vista la situazione, hanno incaricato l’avvocato Maria Grazia Piccinini di seguire la vicenda e i suoi, per ora inesistenti, sviluppi. “E se, dopo tutta questa siccità, venisse giù un diluvio, come accaduto altrove? La situazione precipiterebbe - rimarca il legale - e chi se ne assumerebbe la responsabilità?”

Di qualche giorno fa un incontro informale sul posto anche con il presidente di Italia Nostra, Pierluigi Vinciguerra, che sta seguendo da vicino il caso, e con il geologo Luigi Carabba che da decenni, con perizie e accurati studi, allegati anche all’ultimo Piano regolatore del 2008, lancia allarmi sulle condizioni di fragilità di un’ampia zona di Lanciano, che va dall’area del Diocleziano, allo stadio, a località Santa Giusta. Agli inizi degli anni Duemila sono arrivati anche fior di milioni, circa 15, per dare avvio agli interventi di messa in sicurezza ma sono stati eseguiti lavori poi rivelatisi inutili. In seguito, come sempre accade, le situazioni di pericolo evidenziate e rimarcate e documentate, in più e più occasioni, sono finite nel dimenticatoio.

Carabba, incaricato di redigere una perizia sulla casa via del Ponte, evidenzia: “Gli eventi meteorici del 23, 24 e 25 gennaio 2003, particolarmente intensi ma non eccezionali (nel 1949 si sono verificati 212 millimetri di pioggia in 24 ore e non in 48 ore) hanno messo in evidenza la vulnerabilità del territorio di Lanciano rispetto al rischio idrogeologico, con la manifestazione di eventi franosi verificatisi oltre che sulle aree già perimetrate a rischio idrogeologico, anche in altre zone”. Fu necessaria “l'attivazione di un piano straordinario di emergenza per la messa in salvo dei residenti e di interventi urgenti per il ripristino della transitabilità di strade, chiusura di altre, restauro di reti tecnologiche interrotte, evacuazione di circa 300 abitanti di Lancianovecchia, Via Panoramica, Via per Frisa, contrada Santa Giusta”.

E riguardo ai luoghi della famiglia Ciarelli…: “Il terreno, che ha una pendenza compresa tra il 70% e la verticalità e altezza media di 20 metri, è interessato da frane diffuse. La scarpata è impostata su sabbie gialle ben addensate e con cementazione variabile da scarsa a discreta, buona negli strati arenacei. Nelle sabbie sono presenti lenti di limi sabbiosi e di argille limose. Le sabbie gialle in questa zona sono sede di falde freatiche che contribuiscono ad aumentare l'instabilità generale del versante. Il dissesto è articolato in colate che hanno interessato l'intero pendio o solo la sua parte bassa. Il movimento è stato molto rapido, le masse colate nel loro movimento hanno travolto e trascinato tronchi ed arbusti. Nella zona a monte della scarpata si sono aperte numerose fessure di trazione e si sono verificati cedimenti”. E ancora: “Tanti, nel corso degli anni, sono stati gli eventi franosi, gli allagamenti, i danneggiamenti alla vegetazione arbustiva e arborea che hanno coinvolto questa porzione del territorio comunale.
L'area del Parco di Diocleziano, finanziato oltre un decennio orsono con svariati milioni di euro per effettuare e poi realizzare i progetti di sistemazione idrogeologica, idraulica e forestale, oggi soffre di un totale abbandono dalle istituzioni che dovrebbero averne cura.
La parte in destra idraulica è quella più soggetta agli scoscendimenti ed ai crolli, delle formazioni sedimentarie sabbioso arenacee e dei suoli sia di riporto che naturali, a causa della forte acclività della parete del versante che in alcuni tratti è verticale. I terreni di appoggio dell’abitazione dei Ciarelli, pur avendo buone capacità portanti, essendo costituiti da sedimenti compatti o cementati, non possono resistere ai movimenti di crollo con distacchi di intere porzioni di rocce sabbioso arenacee".

Per questo ribadisce "il pericolo del sito e li rischio idrogeologico conseguente”. Non si è neppure “in grado - sottlinea Carabba - di garantire l'integrità geostatica dei terreni di appoggio delle fondazioni” dell’edificio in questione. “Questo crea le indiscutibili condizioni di pericolo e di rischio per i residenti e la perimetrazione dei luoghi, da parte della pubblica amministrazione è imposta dalla normativa vigente (vedi indicazioni Pai - Piano di assetto idrogeologico della Regione Abruzzo ).
La realizzazione delle opere di consolidamento dell'intera fascia destra del Fosso Pietroso, segmento segnato dal Ponte di Diocleziano al tornante di Via per Frisa, è irrimandabile e urgente. Si segnala che già nel 2005, contenuto nei lavori di sistemazione idrogeologica delle frane di Lanciano, era prevista la costruzione di un muro di sostegno con li metodo del Terramesch System, sottofondato su pali trivellati in cemento armato. Questa opera d'arte strategica mirava sia alla protezione dell'intero pendio che al contenimento della spinta delle terre e dei conseguenti distacchi di crollo della porzione di cresta. L'orlo di scarpata, inoltre, veniva ulteriormente rafforzato con la cucitura del ciglio mediante chiodature o micropali".

"Il consolidamento - conclude il geologo - non fu però mai realizzato, preferendo con una variante in corso d'opera, la costruzione di un condotto di smaltimento delle acque fognarie e di pioggia. Tutto ciò in prospettiva della realizzazione del Parco di Diocleziano, poi costruito e oggi lasciato al degrado. Gli anni hanno dimostrato la totale inutilità dell'opera idraulica suddetta (vedi allagamenti del giugno del 2018). Per contro si ravvisa l’urgenza e l'indifferibilità di consolidare il versante sottostante Via del Ponte costantemente soggetto a frane".

SERENA GIANNICO

@RIPRODUZIONE VIETATA

Nelle foto la casa con il terreno franoso attiguo e il geologo Carabba

totale visualizzazioni: 7742

Condividi l'Articolo