Caccia al cervo in Abruzzo. 'Si può fermare grazie alle inadempienze della Regione'

Caccia al cervo in Abruzzo: 'Ecco il modo per fermarla' . Una chiara proposta tecnico-giuridica arriva dall’ecologista e storico componente per le associazioni ambientaliste della Consulta regionale sulla caccia, Augusto De Sanctis.

Dal 2020 la Regione Abruzzo, infatti, avrebbe dovuto raccogliere i dati sulle specie protette e pubblicarle sul proprio portale come riportato nel Piano di monitoraggio inserito nel Piano faunistico venatorio regionale proprio dalla stessa Regione, ma ciò non sarebbe mai stato fatto.

Per De Sanctis sarebbe questa la soluzione più probabile per la Regione di uscire da questa impasse con i cittadini e le associazioni ambientaliste che chiedono a gran voce di fermare questa strage di cervidi che, dati alla mano, sembrerebbe del tutto ingiustificata. Se non dovesse essere utilizzata come via d’uscita per la Regione, la chiave tecnico-giuridica sarà infatti utilizzata come cardine su cui far leva nei ricorsi per chiedere l'annullamento della delibera regionale.

"Esiste una possibile chiave, un argomento forte, per chiedere alla Regione di ritirare in auto-tutela la delibera di Giunta regionale che apre alla caccia al cervo o per chiederne l'annullamento al Tar ed eventualmente al Consiglio di Stato- dice De Sanctis in un documento in cui spiega -: la Regione è gravemente inadempiente in relazione all'obbligatorio Piano di monitoraggio del proprio Piano faunistico venatorio approvato nel 2020. Una raccolta di dati a cui la stessa regione si era auto-vincolata nell'ambito della procedura di Valutazione Ambientale Strategica indispensabile per adattare l'attuazione del Piano stesso negli anni, caccia al cervo compresa".

“Il Piano faunistico venatorio è stato assoggettato a suo tempo a due procedure valutative diverse – continua De Sanctis - rispondenti a due direttive comunitarie, la Valutazione di Incidenza e la Valutazione Ambientale Strategica. La Valutazione Ambientale Strategica è uno strumento introdotto dall'Unione Europea da decenni; sono assoggettati alla procedura tutti i piani, da quelli urbanistici a quelli venatori. Tale Valutazione ha lo scopo precipuo di assicurare la gestione adattativa dei processi pianificatori nel tempo. In soldoni, i Piani non devono essere statici ma dinamici e cambiare sulla base dei valori che assumono gli indicatori di variabili ambientali che il piano stesso individua".

Non a caso il Parere motivato DPC002/2020 di conclusione favorevole alla Valutazione Ambientale Strategica del Piano faunistico-venatorio così concludeva "di dare esecuzione ai sensi dell’articolo 18 del Decreto Legislativo 152/2006, successivamente all’approvazione definitiva del Piano Faunistico Venatorio Regionale, alle attività previste di monitoraggio, verifiche e controlli della fase attuativa. Il Decreto 152/2006 obbliga anche alla tempestiva pubblicazione periodica dei risultati di questi monitoraggi sul sito web istituzionale".

"Dalla consultazione del sito della Regione - riprende De Sanctis - non sono riuscito a trovare alcun documento in tal senso né tali dati sono riportati nella relazione tecnica allegata alla Delibera oppure nel parere favorevole di Ispra, cosa quest'ultima a mio avviso assai grave per l'Istituto in quanto esso stesso era stato incaricato dalla Regione Abruzzo per redigere il Piano faunistico ottenendo cospicui finanziamenti. Pertanto avrebbe dovuto essere Ispra stesso a sollevare la questione dell'inadempienza del Piano di Monitoraggio. Per chi volesse approfondire, il Piano di monitoraggio è contenuto nella Dichiarazione finale della Valutazione Ambientale Strategica e contiene tantissimi indicatori, molti dei quali da misurare con cadenza annuale o biennale".

La Regione si era auto-vincolata, tra l'altro, a effettuare i censimenti a cadenza annuale per la fauna protetta o particolarmente protetta, tra cui specie che possono ovviamente risultare impattate dal prelievo del cervo, sia per disturbo diretto da parte dei cacciatori sia per la sottrazione di cibo visto che i cervi sono predati da lupo e orso bruno e le loro carcasse mangiate da specie di uccelli necrofagi: dall'aquila reale al nibbio bruno e reale passando per il grifone. "La Regione - è la domanda - ha i dati di censimento di lupo, orso ecc... raccolti annualmente nell'intero territorio? Non solo, si prevedeva di monitorare, con cadenza biennale, quanti euro dovevano essere investiti in prevenzione per gli ettari interessati dai danni, cosa ovviamente rilevante per la vicenda del cervo. Oppure gli incidenti di caccia con morti e feriti, la mappatura degli incidenti stradali con la fauna (e nello studio allegato al piano di abbattimento si ammette che in tantissimi casi non si ha neanche l'esatta localizzazione degli incidenti), il rumore prodotto dagli spari per valutare il disturbo ecc... A mero titolo di esempio, andando ancor più nel pratico per comprendere uno dei tanti problemi che tale inadempienza porta con sé, la delibera della Regione esclude la caccia al cervo nei territori di connessione per l'orso. Il Piano faunistico del 2020 ne individuava solo uno di tali territori tra Parco d'Abruzzo e parco della Maiella. Da allora, però, si moltiplicano segnalazioni di presenza di orso bruno in aree diverse tipo sui Simbruini e, non a caso, recentemente è pure morto un orso sulla fondovalle del Liri".

"Nell'ottica di gestione adattativa alla base della Valutazione Ambientale Strategica, tali dati avrebbero dovuto portare di conseguenza ad individuare senza ombra di dubbio un'ulteriore zona di connessione tra Parco d'Abruzzo e Simbruini come d'altro lato prevedeva il Patom da quasi venti anni. Oppure quella tra Gole del Sagittario e Parco Sirente-Velino, ampiamente utilizzata dagli orsi in questi ultimi anni. E così via, anche per altre specie come il camoscio d'Abruzzo, ad esempio per l'area tra Terratta e Gole del Sagittario. Se pertanto la Regione Abruzzo avesse fatto quanto dovuto nell'applicazione del Piano di monitoraggio, il prelievo al cervo sarebbe stato vietato in tali nuove aree. Invece l'inadempienza della Regione sul Piano di monitoraggio fa sì che oggi rimanga un'unica area di connessione individuata".

"Ho inviato una richiesta alla Regione di revoca o almeno sospensione in auto-tutela della delibera di agosto – conclude De Sanctis -. Vista anche la vera e propria sollevazione popolare in corso, credo che riconoscere questi limiti degli uffici che ora gli segnalo possa anche rappresentare un'onorevole via di uscita per il presidente Marco Marsilio e l'assessore Emanuele Imprudente. D'altro lato la stessa gravissima inadempienza riguarda i piani di monitoraggio anche di altri piani, a partire dal Piano del demanio marittimo regionale del 2015. Questo perché gli uffici regionali mi sembrano un po' allergici a procedere alla valutazione costante dei risultati raggiunti oppure non hanno dotazioni finanziarie adeguate. Tutto ciò, però, non consente di bypassare norme e obblighi chiarissimi a vantaggio dei cacciatori". 02 sett. 2024

MARIANO PELLICCIARO

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