“Mai più 25 novembre”. Combattere la violenza di genere si può e si deve.

Servono più investimenti per i centri antiviolenza e case rifugio” è la richiesta che emerge dal convegno promosso da Azione.

In un anno il governo ha tagliato i fondi per la prevenzione della violenza contro le donne del 70 per cento. Dai 17 milioni di euro stanziati per il 2022 si è passati a 5 milioni per il 2023. Eppure secondo la convenzione di Istanbul gli Stati dovrebbero intervenire per promuovere cambiamenti socio-culturali destinati a prevenire ogni forma di violenza di genere. Un fenomeno che è diventato un’emergenza sociale, i numeri delle donne morte per mano di un familiare o di un partner disegnano un quadro sconfortante. “Mai più 25 novembre” è il titolo dell’incontro promosso da Azione con il contributo di relatori esperti e qualificati, l’obiettivo è già nel titolo, al di là delle ricorrenze pure importanti, è necessario un impegno quotidiano. “Ognuno deve fare la propria parte per cercare di dare risposte concrete” ha detto Paola Zulli, avvocata, segretaria cittadina di Azione e coordinatrice dell’evento. Con lei l’onorevole Giulio Sottanelli, Licia Zulli e Marialaura Di Loreto responsabili di centri antiviolenza, lo psicoterapeuta Giuseppe Rasetti, tra i fondatori dei primi Cam (centro ascolto uomini che maltrattano), l’ex europarlamentare Daniela Aiuto e il segretario provinciale di Azione Giovanni Luciani. “E’ un tema trasversale - ha commentato quest’ultimo - ed è un dovere di tutti impegnarsi, perché questa drammatica situazione non risparmia nessun territorio”.

“La cronaca purtroppo ci racconta di donne uccise, molestate, picchiate sempre per mano di uomo e sono sempre più frequenti i casi che si registrano nelle nostre zone - ha puntualizzato l’ex vice sindaco e assessore ai lavori pubblici Giacinto Verna, consigliere comunale e candidato di Azione alle prossime regionali - Sono importanti il dialogo, il confronto. Si tratta di un tema preoccupante e complesso che va portato all’attenzione di tutti. Ed è fondamentale il sostegno alle attività dei centri antiviolenza, le donne non devono sentirsi sole”

 Nel cuore della questione è entrata Licia Zulli responsabile del centro antiviolenza Dafne che ha sede a Lanciano “La violenza sulle donne è il risultato di un rapporto disuguale tra uomini e donne, ognuno di noi indipendentemente dal partito, movimento o professione ha un ruolo decisivo in un percorso necessario a invertire questa concezione. Abbiamo seguito 200 donne nel 2023, la totalità di queste erano vittime di relazioni familiari, bisogna lavorare per costruire un sistema di alleanze ed è importante che la politica faccia la propria parte. In Italia 60 mila donne si sono rivolte ai centri”.

Un’ assunzione di impegno da parte del candidato del centrosinistra Luciano D’Amico, invitato al convegno, che ha puntato subito l’accento sull’importanza di rafforzare la legge sulle case rifugio e centri, “è necessario che la politica attivi il reddito di libertà, l’autonomia economica è una condizione imprescindibile per una donna che sceglie di allontanarsi da marito, compagno o fidanzato, Perché per aiutare le donne che sono vittime di violenza domestica uno dei fattori chiave è il lavoro” Un appello lanciato anche dalla presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano. E D’Amico ha concluso rimarcando il ruolo determinante della scuola “non solo istruzione ma anche formazione e quindi educazione ai sentimenti e al rispetto delle persone”.

 I dati europei li ha illustrati Daniela Aiuto, impegnata da anni su questi temi” In Europa almeno 2 donne al giorno vengono uccise per mano di un uomo”. E che il problema sia delicato e di non facile soluzione lo ha evidenziato con numeri e testimonianze anche Maria Laura di Loreto ricordando anche i tagli del governo.

Lo psicoterapeuta Giuseppe Rasetti ha concentrato il suo intervento su un argomento di cui si parla poco, gli uomini che maltrattano, tra i fondatori dei primi Cam “Uno dei problemi della violenza maschile è la recidiva, in questo territorio sono due i centri che dovrebbero diventare quattro, siamo nella fase della formazione e selezione del personale che si sta svolgendo presso il tribunale di Lanciano. Non tutti gli uomini sono violenti, la cultura di chi commette violenza lo fa all’interno di un pensiero patriarcale, bisogna trovare un modo nuovo per costruire la cultura dell’uguaglianza e del rispetto”.

Ed è sicuramente questa la strada da percorrere, lavorare per un radicale cambiamento culturale ma per questo ci vuole tempo e dunque mentre tutti si impegnano seguendo questo comune denominatore che è il rispetto della persona, è necessario intervenire con azioni concrete e serie in grado di contenere violenza e femminicidi. 30 gen. '24

Servizio di PINA DE FELICE e ALESSANDRO DI BIASE

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