Disabili: la Regione taglia su trasporti e assistenza. L'ok dei Comuni frentani, la protesta delle famiglie

Sconcerto, rabbia e tanta delusione: queste le reazioni dei familiari dei bambini e ragazzi affetti da  disabilità, residenti nei comuni dell’Ambito distrettuale sociale 11 Frentania, che ha sede a Lanciano (Ch), dopo che hanno ricevuto, a cavallo del 28 e 29 giugno scorso, un “bigliettino di buone vacanze” da parte dell’ente: la comunicazione che  dal primo luglio avrebbero dovuto sobbarcarsi una parte della spesa del servizio di trasporto nei centri di riabilitazione a cui si rivolgono i  loro figli. E anche per il servizio domiciliare si chiede una compartecipazione.  

Tale importo da sempre è gravato sui Comuni di appartenenza dell’utente che fruisce del servizio, essenziale per tendere una mano a  chi versa in condizioni di disabilità, tale da permettergli di fare riabilitazione in maniera continuativa, così da poter svolgere le necessarie terapie alle quali si ha diritto per poter migliorare. Piccoli passi, piccoli progressi, ma di fondamentale importanza.  

Ora questo diritto rischia di essere negato sia ai diretti interessati che alle loro famiglie, perché l’Ambito distrettuale ha cambiato le regole, non certo di sua iniziativa: ha applicato una delibera regionale, come ha spiegato la dirigente, Giovanna Sabbarese, ad una rappresentanza di genitori, ricevuta in Comune a Lanciano (Ch) qualche giorno fa. All’incontro hanno partecipato anche diversi sindaci, ai quali le famiglie si sono rivolte per manifestare disappunto e malcontento. Dell’ente, oltre a Lanciano che è capofila, rientrano i Comuni di Fossacesia, Castel Frentano, Frisa, Mozzagrogna, Rocca San Giovanni, San Vito Chietino, Santa Maria Imbaro e Treglio, che hanno espresso parere favorevole al nuovo regolamento per l’accesso al servizio di trasporto ai disabili. Chissà perché per tanti servizi superflui, ci verrebbe da pensare, escono sempre fuori i soldi, e per i più fragili, bisogna sempre lottare e chiedere a spada tratta di far valere i diritti appieno. Ma i Comuni, viene da chiedersi, prima di dare l'ok, l'hanno letto il regolamento? Si sono resi conto di quello che stava per succedere?

Si applica un regolamento che penalizza il disabile dall’oggi al domani, senza far cenno al  genitore della novità in arrivo. Tutti navigano nell’oro? Perché alle famiglie si chiede la compartecipazione ai servizi, in un momento non facile, dato il caro-vita, dopo il periodo dei disagi provocati dal Covid-19, il cui spettro non è ancora alle  spalle e che ha già creato non pochi problemi ai disabili. "I sindaci ai quali le  famiglie hanno chiesto lumi sulla vicenda, si sono dichiarati disponibili sin da subito a riunire il Consiglio comunale per fare un passo indietro, eliminando questi criteri - dice Alessandra Portinari, presidente dell’Associazione nazionale genitori persone con autismo (Angsa) -. Dal primo luglio, per noi famiglie è saltata fuori la novità sull’accesso ai trasporti. Tra queste il requisito di non essere in possesso di un mezzo di trasporto idoneo familiare o acquistato con i benefici della legge 104. In questo caso, il trasporto disabili diventa a pagamento, come anche l’assistenza domiciliare. Le comunicazioni sono arrivate a scadenza, e neanche a tutti, motivo che ha creato grandi disagi alle famiglie che non sono riuscite ad organizzarsi".

"Siamo sicuri - continua Portinari, - che non ci sia stata cattiva fede, ma un atteggiamento superficiale. Intanto, noi famiglie, abbiamo chiesto il trasporto condiviso. In pratica, la spesa del trasporto divisa tra 4/5 utenti sulla base dei  chilometri dello stesso percorso, non la singola compartecipazione, quindi  un euro a chilometro. Una famiglia di Frisa - racconta Portinari - si è vista interrompere il trasporto il primo luglio, senza aver ricevuto l’avviso ufficiale. I genitori in questione, si sono ritrovati senza poter far fare riabilitazione al loro bimbo in un centro di Chieti, indicato dalla Asl. Con questo cambiamento, per usufruire del servizio, la famiglia dovrebbe sborsare al mese euro 400 euro, poiché, essendo la struttura fuori dal territorio comunale, i costi sono più alti. Nel frattempo hanno interrotto l’assistenza domiciliare non potendo pagare euro 270". Una vergogna.

Secondo altre testimonianze raccolte, sono già tante le famiglie che fanno sapere di dover rinunciare all’assistenza domiciliare per il loro figlio/a perché non possono sostenere un’ulteriore uscita di spese. Una sforbiciata che toglie tranquillità alle famiglie. Sono diverse le azioni di protesta che saranno organizzate nei prossimi giorni. Un nuovo incontro con la dirigente dell’Ente frentano, i centri di riabilitazione e i gestori del trasporto, è in programma per domani pomeriggio, 7 luglio a Lanciano, mentre per il 12 luglio è fissato un incontro con i sindaci a Fossacesia. Si cerca anche un confronto con gli assessori regionali Nicoletta Verì e Pietro Quaresimale. 06 lug. 2022

LINDA CARAVAGGIO

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