Non si placano le polemiche sull'ospedale di Atessa e la sua... sorte. In prima linea, ancora una volta, il Comitato civico spontaneo nato, nel 2014, in difesa dell'ospedale e che, ora, in relazione all'ultima querelle, quella sulla trasformazione del "San Camillo de Lellis" in presidio Covid 19, presenta richiesta di accesso agli atti. Segnando, così, un'altra puntata de... la storia infinita.
Il Comitato si rivolge alla Regione e alla Asl Lanciano Vasto Chieti, parlando di "confusione, innegabile contraddittorietà di atti, di comportamenti e comunicati". Sottolinea "l’incertezza legata alla destinazione dell’ospedale" e chiede di conoscere i documenti, "gli atti e le informazioni sulla base dei quali si è proceduto alla riconversione dell'ospedale sangrino in Covid hospital", fatto che ha avuto come conseguenza il "trasferimento, improvviso e immediato, dei reparti esistenti" che ha "sconvolto la cittadinanza dell’intero comprensorio, che già si trova ad attraversare un momento di grave turbamento psicologico e di crisi economico-sociale".
Il comitato, presieduto da Vincenzo D'Amario, ripercorre quanto avvenuto nelle ultime settimane. Si parte dalla nota della Regione Abruzzo del 3 marzo scorso con la quale "si invitava tutti i sindaci, a voler individuare nell’ambito dei propri territori di riferimento, strutture non militari con caratteristiche logistiche e sanitarie adeguate all’ospitalità... di persone che abbiano avuto contatti stretti con casi conclamati di malattia infettiva diffusiva Covid-19". Da lì il Comune di Atessa segnalava che "il primo e secondo piano che, in passato, ospitavano reparti di Chirurgia ed Ortopedia, e che hanno accesi autonomi" potevano rispondere a tale funzione. "Nel caso in cui fosse necessario predisporre uno spazio di pre-triage - inotre evidenziava - è disponibile un ampio parcheggio, che può accogliere tende o altre strutture mobili per lo smistamento dei pazienti in arrivo e scelta del percorso diagnostico terapeutico più idoneo". Il 10 marzo, 47 sindaci, considerato il dilagare dei contagi, hanno chiesto di “provvedere con urgenza all’attivazione presso gli ospedali di Atessa e di Casoli dei reparti di Rianimazione e Terapia intensiva in considerazione del numero esiguo dei posti attualmente disponibili presso altri presidi ospedalieri". Il 12 marzo, con delibera 260, il direttore generale della Asl, Thomas Schael, ha trasformato Atessa in Covid hospital, cancellando tutto l'esistente, "per far spazio a 6 posti letti di rianimazione e di degenza ordinaria per complessivi 120 posti letto, da realizzarsi entro 21 giorni dall’adozione della delibera" risultata "priva di qualunque relazione tecnico-finanziaria ed indicazione dell’importo di spesa disposta con l’atto, per la fornitura dei necessari lavori di adeguamento, delle attrezzature ed apparecchiature medicali, per il reperimento di personale medico e paramedico qualificato, apparendo pertanto lo stesso non conforme alle vigenti norme di contabilità pubblica".
Il 13 marzo tutti i gruppi consiliari di Atessa, di maggioranza e di opposizione, hanno approvato una mozione "con la quale nel confermare la massima collaborazione con la Asl", si chiarisce "che la trasformazione del San Camillo in Covid hospital non può essere che temporanea, legata ad una emergenza, ma senza creare confusione e incertezza sul futuro di un presidio chiamato oggi a fare la sua parte, e, domani a svolgere un ruolo rafforzato”. I reparti esistenti sono stati in un sol colpo smantellati e, grazie alle donazioni di privati, sono partiti i lavori di adeguamento del complesso sanitario, dove, il 16 marzo, Schael, durante un sopralluogo ha annunciato "il ricovero dei pazienti Covid, da lievi a critici, arrivando a prevedere addirittura fino a 12 posti di Rianimazione".
Nel giro di pochi giorni, giravolta di dichiarazioni. Del confondere le acque. Viene cancellata l'annunciata "Rianimazione" al "San Camillo" e, come sottolinea il sindaco di Atessa, Giulio Borrelli, “la Asl in una settimana per quattro volte muta versione" e progetti... Poi c'è l'assessore regionale Nicoletta Verì che, assieme all'assessore all'Urbanistica Nicola Campitelli, dice che "Atessa era stato individutato come Covid hospital ma il ministero della Salute aveva poi trasmesso parere negativo" essendo non più ospedale ma Pta (presidio territoriale di assistenza)". "E' falso - tuona Borrelli - nulla di tutto ciò è uscito dal ministero". E Verì, fa presente ancora il sindaco, "ha dovuto rettificare sue stesse affermazioni nel giro di poche ore su Atessa". "Rischiamo di perdere Radiologia e Pronto soccorso - tuona Borrelli -. A questo territorio già sono stati sottratti servizi ospedalieri e distrettuali. Ora per fare un normale vaccino o un richiamo dello stesso le famiglie devono recarsi a Casoli (Ch)”, fa presente.
"Ci siamo attivati prontamente per offrire massima collaborazione come Comune verso Regione e Asl. Imprenditori della zona hanno destinato 500 mila euro per il Covid hospital di Atessa, un gesto encomiabile ma dalla Asl è mancata chiarezza. Cosa è accaduto?"
Da qui la duplice richiesta di incartamenti, sia al ministero che a Regione e Asl.
Alessandro Di Matteo
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