Morte Anna Maria D'Eliseo: un anno dopo il giallo non è districato. La Procura ha altri sei mesi per indagare

Si allungano i tempi per dipanare l’intricato mistero sulla morte della collaboratrice scolastica Annamaria D’Eliseo, 60 anni, di Lanciano (Ch), trovata senza vita nella cantina – garage, esterna alla villa di famiglia, in località Iconicella, il 15 luglio 2022.

A un anno dalla tragedia il gip del tribunale di Lanciano, Massimo Canosa, ha prorogato di 6 mesi le indagini, come chiesto dai pm Serena Rossi e Francesco Carusi. Il lungo periodo d’inchiesta non ha finora chiarito se la donna si è suicidata oppure se è stato il marito, Aldo Rodolfo Di Nunzio, 71 anni, ex vigile del fuoco, accusato, a piede libero, di omicidio volontario, a provocarne il decesso. E’ stato lui a trovare la donna esanime sostenendo che si era impiccata e che lui, nel tentativo di salvarla, l’ha adagiata a terra, prima di dare l’allarme. Versione che non ha convinto carabinieri e magistratura.

Lo scorso maggio la Procura ha provato a dare uno scossone alle indagini ordinando un terzo sopralluogo all’interno della cantina dove i carabinieri hanno prelevato altri cavi e reperti vari. Erano già stati prelevati spezzoni di cavi elettrici inviati al Ris di Roma, al lavoro anche su altre prove scientifiche da dicembre scorso. I cavi adesso sono passati al gabinetto scientifico del Ris di Milano dove da oltre due settimane sono iniziate le prove di carico per stabilirne la resistenza. Contro la proroga di sei mesi dell’indagine si è detta la difesa che ha presentato una memoria.

In pratica gli avvocati Claudio Nardone e Fiorenzo Cieri vogliono che si arrivi subito ad una conclusione. “Per noi – dice l’avvocato Nardone – è importante che gli inquirenti definiscano il prima possibile il caso. Questa lunga attesa pesa moltissimo psicologicamente sul marito indagato. La situazione non è affatto facile sia per lui che per i figli; anche loro vogliono capire cosa sia realmente accaduto”. I cinque figli, parte civile, sono patrocinati dall'avvocato Elisabetta Merlino. Insomma uno stillicidio per tutti conoscere la verità dei fatti che fa accrescere il dolore per l’accaduto. 

Proprio un cavo elettrico sarebbe indicato come il cappio che avrebbe stretto, uccidendola, la gola della bidella. Un filo elettrico era infatti attorcigliato al suo collo. Ancora da capire pure il ruolo di una scala a forbice, presuntivamente utilizzata per compiere il gesto estremo.

Dopo che è rientrata la perizia medico legale, affidata all’esperto Cristian D’Ovidio, resta ancora il giallo, giacchè continua ad evidenziare sia la possibilità del suicidio che quello, certamente più gravoso, dell’uxoricidio. Si attendono inoltre gli esiti degli accertamenti tecnici irripetibili che i Ris stanno compiendo.  Lo scorso fine settembre, la Procura aveva disposto per primo il sequestro di un pezzetto di filo elettrico trovato tra i capelli della donna in sede di autopsia. Inoltre venne effettuato un prelievo per l’esame del dna al marito Di Nunzio. Nei sopralluoghi non sarebbe stato trovato con certezza neppure il punto di appoggio dove la donna avrebbe potuto infilare il filo elettrico per togliersi la vita. Colpa di una ragnatela intatta che copriva la sospetta pignatta rotta indicata come punto d’ alloggio. A Milano il Ris cerca anche parti lesionate e tracce di polvere rossa sul filo elettrico per capire se la pignatta l’ha scheggiata. Altri possibili punti d’appoggio ci sono come il gancio della lampadina, fili di ferro e chiodi conficcati al muro. Per l’indagato il Ctu è Riccardo Di Tanna mentre Ildo Polidoro segue i figli. 06 lug. 2023

WALTER BERGHELLA

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